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Zaia: “Se il Veneto fosse autonomo la situazione dei vaccini sarebbe migliore”

“Con l’autonomia la situazione vaccini del Veneto sarebbe diversa, la gestione centralista del governo non basta”.

Lo pensa il governatore Luca Zaia, che appoggia la gestione del premier Mario Draghi, ma punta i piedi su quello che è il suo cavallo di battaglia: l’autonomia differenziata, che a suo dire, se fosse stata ‘portata a casa’ dalla Lega durante il primo governo Conte, avrebbe procurato vantaggi anche durante la gestione della pandemia grazie alla possibilità di azioni indipendenti dal governo centrale.

L’autonomia Zaia la invoca da anni e con maggiore vigore dal 22 ottobre 2017, giorno del referendum che ha vinto la maggior parte dei veneti sposare la causa del ‘sì’.

Secondo il presidente della Regione “La vaccinazione è un processo industriale che si gestisce sul campo, non mandando mail dal ministero. Chi vuole centralizzare ha una visione anacronistica, medievale dello Stato. Se fossimo stati autonomi, oggi non ci troveremmo in questa situazione”.

A rincorrere vaccini, ad organizzare una campagna all’ultimo minuto, ad acquistare farmaci che avremmo potuto, forse, realizzare in casa.

“Esempio pratico: in alcuni Paesi puoi comprare il test fai-da-te sul Covid al supermercato. Sarebbe possibile anche in Veneto, se fosse autonomo. Idem per i contratti con i vaccini: li avremmo fatti noi e ne sarebbero arrivati di più”, ha spiegato Zaia.

“L’autonomia non è né di destra né di sinistra, è solo utile, come già diceva Einaudi nel ’48. Il centralismo è l’equa divisione del malessere, il federalismo l’equa divisione del benessere – ha continuato il governatore, precisando di credere nel governo di Draghi – È un governo di responsabilità nazionale che serve per vincere la guerra al Covid. Come quello che fece Churchill per vincere la guerra al nazismo. Non conosco personalmente Draghi, ma serve un governo che riduca al minimo il dibattito politico per concentrarsi sulle vaccinazioni. Mi sembra che l’abbiano capito anche i segretari dei partiti. Compreso Matteo Salvini. Basta giocare ai guelfi e ai ghibellini. Con responsabilità, Matteo ha spiegato che si riapre solo se ci sono le condizioni sanitarie. In pratica, se gli ospedali sono più vuoti che pieni. Nell’ultimo Dpcm di Draghi è scritto che saremo in zona rossa fino al 30 aprile, salvo la verifica dei parametri. Esattamente quel che dice Salvini”.

La prossima settimana si riuniranno i vertici, con Zaia e Salvini in prima fila. Pronti a riaprire, ma solo se le condizioni sanitarie lo permetteranno: “Questo devono dirlo i tecnici. Dobbiamo usare il buonsenso fra aperture e regole evitando che passi il concetto che il virus non esista più. Però ora i vaccini ci sono, il che vuole dire che prima combattevamo all’arma bianca, adesso con le armi intelligenti. C’è una bella differenza”.

di Redazione Altovicentinonline

fonte Libero

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