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Selfie e bullismo: la vita in gioco per qualche ‘like’

Cosa accadrebbe se, all’improvviso, il tuo corpo finisse triturato da parole e immagini feroci pubblicate nel web? Come ti sentiresti se dovessi lottare in ogni momento della giornata con bulli che si nascondono negli angoli invisibili della rete internet?

Sono due delle domande che la scrittrice vicentina Cinzia Capitanio pone per spiegare il suo libro “La memoria dell’anima” edito dalla casa editrice Raffaello.

Nella giornata contro il bullismo ed il cyberbullismo, ne abbiamo parlato con l’autrice che nel lavoro dedicato al tema, ha voluto esplorare un mondo poco conosciuto ma allo stesso tempo molto pericoloso.

‘La Memoria dell’anima’, un racconto che parla ai ragazzi dei pericoli che la generazione dei nativi digitali deve affrontare. Qual è la trama del libro?

La storia che ho raccontato ha due protagonisti. Maia è una quattordicenne con tanta voglia di vivere e di fare amicizie fino a quando non diventa prima una vittima di bullismo e poi di cyberbullismo. Per lei non c’è pace: ingiurie e offese la raggiungono ovunque perfino ad opera di persone che lei non conosce e che la denigrano per il solo piacere di ricevere un like nei loro commenti. Immagini terribili del suo corpo diventano pubbliche… Thomas ha bisogno di adrenalina, è il suo cibo quotidiano. Passa la maggior parte del tempo a escogitare il modo più originale per fare dei daredevil selfie: scatti scavezzacollo scattati sopra i tetti delle case, in equilibrio sul guardrail del cavalcavia dell’autostrada, sul braccio della gru di un cantiere, sopra i binari di una rete ferroviaria… Foto e video lo ritraggono in bilico tra la vita e la morte, diventano virali e lo fanno sentire imbattibile.

Quando Maia e Thomas si incontrano, tra loro comincia qualcosa di speciale. Entrambi portano con sé un pesante bagaglio di emozioni e di esperienze difficili delle quali faticano a parlare. Sono due anime tormentate che hanno l’opportunità di cambiare il loro destino, ma devo compiere scelte importanti.

Quali sono i messaggi e nello specifico la funzione che può svolgere la narrazione per affrontare queste tematiche con i ragazzi?

Leggere un libro significa osservare la realtà da punti di vista diversi dal proprio. Nella narrazione si entra in contatto con il mondo intimo dei protagonisti vivendo le loro emozioni e attivando un meccanismo di immedesimazione. Ciò aiuta a capire meglio, per esempio, cosa prova una vittima di bullismo o il confine fra vivere un’avventura e rischiare la vita. Se la lettura di un libro è proposta dalla scuola, inoltre, consente uno scambio attivo di idee tra coetanei, la creazione di un clima di ascolto reciproco e la condivisione di un percorso di educazione civica.

Perché ha voluto scrivere una storia che parla di bullismo e cyberbullismo?

Io sono un’insegnante, e questo sicuramente mi aiuta a vedere il mondo dei ragazzi da una posizione privilegiata ma allo stesso tempo con grande responsabilità. È importante che si parli di questi fenomeni con loro e che se ne analizzino le caratteristiche. Capire chi sono gli attori del bullismo e quali sono le differenze con il cyberbullismo, permette ai giovani di identificare il problema, di non sottovalutarlo e di comprendere quale ruolo vogliono interpretare nelle relazioni tra pari. Nel libro, per esempio, emerge con chiarezza lo sconcerto della protagonista di fronte al fatto di essere diventata vittima di ingiurie, offese, denigrazioni anche da parte di chi non conosce. Si percepisce in maniera dirompente l’invasione nel suo mondo privato perché subisce prepotenze in ogni luogo o momento del giorno e non più solo a scuola. La potenza devastante del cyberbullismo sta, infatti, proprio nell’anonimato dietro al quale si nascondono i bulli e nell’assenza di confini spazio-temporali poiché è sufficiente accendere lo smartphone e connettersi alla rete.

Perché parlare di daredevil selfie?

In Italia di questo fenomeno purtroppo si parla poco anche se la cronaca ci racconta di ragazzini che mettono in pericolo la propria vita con “giochi” pericolosi come quello di attraversare in modo imprudente strade molto trafficate, camminare lungo i binari dei treni, salire sopra i tetti di case o grandi magazzini. Proprio la scorsa settimana nell’Alto Vicentino si sono verificati episodi di questo tipo. In una società basata su challenge lanciate da piattaforme web o tra coetanei, il confine fra sfida e rischio è spesso troppo labile soprattutto se in ballo c’è il desiderio di ottenere visualizzazioni o like a qualunque costo.

Nel racconto sono presenti almeno due fili conduttori: il sottile equilibrio tra vita e morte e il concetto di scelta perché la verità è che si può scegliere se fare o meno un atto di prepotenza. Si può scegliere se agire o meno in modo pericoloso. Si può scegliere.

Il libro è arricchito da un dossier allegato. Per quale motivo?

L’idea di questa collana del Gruppo Editoriale Raffaello è quella di offrire agli insegnanti degli spunti di lavoro per attività da fare in classe e ai ragazzi delle opportunità di approfondimento in merito alle tematiche che emergono nella storia. Personalmente ritengo che il dossier sia una grande risorsa anche per capire come difendersi e reagire nel caso in cui ci si trovi a essere vittima di bullismo/cyberbullismo o spettatore. Essere passivi di fronte a un’aggressione non è poco rilevante: in certe situazioni non agire significa legittimare il bullo e le azioni che sta compiendo. Ecco perché è importante che i giovani sappiano a chi possono rivolgersi e cosa fare. Lo stesso vale nelle situazioni in cui si diventa spettatori diretti o indiretti di situazioni in cui qualcuno mette in pericolo la propria vita come accade nei daredevil selfie.

Se dovesse scegliere una parola per caratterizzare questo libro, quale sarebbe?

Sicuramente sceglierei “emozioni” perché sono alla base dei fenomeni del bullismo, del cyberbullismo e dei selfie pericolosi. Emozioni talvolta inespresse, soffocate o incontrollate per il fatto che confrontarsi con il dolore, la rabbia, la paura o vivere una violenza (fisica o verbale che sia) non è facile.

È necessario aiutare gli adolescenti ad acquisire competenza emotiva cioè quell’insieme di abilità e conoscenze che permettono di percepire le proprie emozioni e quelle altrui, di scoprire come vengono espresse e, soprattutto, di regolarle. Accanto a ciò, inoltre, è di fondamentale importanza consentire la maturazione di empatia cognitiva e affettiva. In poche parole, vanno guidati a comprendere le emozioni con la testa, ma anche con il cuore mettendosi davvero “dentro” al mondo emotivo degli altri. Solo così è possibile andare oltre una sterile definizione di bullismo o di cyberbullismo.

Non siamo isole in mezzo all’oceano e abbiamo il dovere e la responsabilità di interagire nel modo giusto con chi ci circonda.

Andrea Nardello

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