Dal 18 al 27 luglio 2025, Roana e le sue frazioni ospiteranno la ventesima edizione di Hoga Zait, il Festival Cimbro. Da vent’anni, la rassegna anima l’Altopiano dei Sette Comuni con escursioni, racconti, musica, spettacoli e laboratori che intrecciano comunità, paesaggio e tradizioni.
Nato nel 2006 e promosso dal Comune di Roana, Hoga Zait – che in cimbro significa “tempo alto”, quindi “tempo di festa” – è un festival culturale partecipato che valorizza l’identità cimbra attraverso un dialogo costante con altre minoranze linguistiche e culturali. Progetto inclusivo e condiviso, costruito ogni anno insieme a chi abita questi luoghi, il festival testimonia un legame profondo e secolare tra il territorio e la propria identità che affonda le radici nella storia dei Sette Comuni.
Nel 1404 secondo il calendario veneto (1405 per quello attuale), le comunità dell’Altopiano si legarono spontaneamente alla Repubblica di Venezia, ottenendo in cambio il diritto di mantenere autonomia, lingua e costumi propri. Fu l’inizio di un’alleanza durata quattro secoli, che consolidò una cultura montana fiera e distinta. Gli abitanti dei Sette Comuni – in cimbro Sleege, Lusaan, Gènebe, Vüutsche, Gèlle, Rotz, Robaan (Asiago, Lusiana, Enego, Foza, Gallio, Rotzo e Roana) – conservarono un patrimonio fatto di lingua, leggende e relazioni comunitarie.
È da questa eredità che prende vita Hoga Zait, attraverso escursioni, spettacoli all’aperto, laboratori e incontri culturali: una proposta che punta ad essere autentica e accessibile, con particolare cura per la qualità e la narrazione. Elemento distintivo è anche l’attenzione alle innovazioni culturali e ai progetti di ricerca sul territorio, come il Lab Village – Turismo, Cultura e Industrie Creative dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Presentato venerdì 18 luglio alle 17:30 nella Sala Consiliare del Municipio, a Canove, questo laboratorio esplora nuove prospettive per un turismo culturale e sostenibile, valorizzando la memoria collettiva e le storie di vita degli abitanti attraverso esperienze sonore e artistiche innovative.
«Quest’anno Hoga Zait compie vent’anni: un traguardo importante per questo festival che non è soltanto un appuntamento culturale. È un’occasione per riappropriarsi della nostra identità particolare, per valorizzare quella cultura cimbra che rende unici Roana e l’Altopiano e al contempo li collegano ad altre realtà con cui condividiamo radici comuni. – dichiarano Marzia Rigoni Assessore al Turismo e Alessio Fabris, Assessore alla Cultura del Comune di Roana – Ogni edizione è un ponte tra passato e futuro: coinvolge i giovani, dà valore al territorio e restituisce voce ai racconti, alle usanze, alla musica e ai sapori di una cultura che merita attenzione e rispetto. La ventesima edizione è un simbolo di continuità ma anche di innovazione e apertura: vogliamo che Hoga Zait continui a parlare a tutti, dentro e fuori il nostro territorio. Un grazie speciale va alle sei Pro Loco del nostro Comune, agli Schèllatragar, all’Istituto di Cultura Cimbra, alle associazioni culturali, ai volontari e a chi, anno dopo anno, rende possibile questo sogno. Che sia davvero un ‘tempo alto’ per tutti, per condividere e per sentirci parte di una storia che vive ancora»
A rendere unico Hoga Zait è il suo alfabeto simbolico, fatto di suoni, gesti e parole che affondano nelle radici della cultura cimbra. La Schèlla, antico campanaccio da malga, è al centro del rituale: un tempo legata alle mandrie, oggi accompagna la comunità nel riconoscersi parte di una storia collettiva. A portarla sono gli Schèllatragar, volontari che rappresentano i sei Lèntlen (le sei frazioni) del Comune di Roana. Durante il festival, ogni Schèllatragar, sfila con la propria Schèlla incisa in lingua cimbra, facendosi custode e narratore di un’identità montana profonda, fatta di gesti semplici e simboli antichi. La loro presenza accompagna i momenti più significativi della rassegna, aprendo cerimonie, concerti e spettacoli con la forza discreta della memoria collettiva.
Ma non è solo la campana a raccontare: è anche il modo in cui ci si veste, si cammina, si porta la propria storia addosso. Come ricordava nel XIX secolo l’abate Modesto Bonato, la cultura cimbra si esprimeva anche nel vestire: lana e lino locali, cappelli di feltro, fibbie d’acciaio, calze in cilestro, brache corte e cinture che distinguevano le classi sociali. È un’immagine viva di un’identità tramandata nei gesti quotidiani e ancora oggi evocata dalle cerimonie di Hoga Zait.
Il paesaggio è così un libro aperto: ogni frazione una tappa, ogni fuoco acceso un rito di comunità. Quest’anno, in occasione del 20° anniversario, il falò si concentra in un unico grande momento collettivo: venerdì 18 luglio a Mezzaselva, nella suggestiva località di Baito Erio.
Il festival si conferma anche un punto di riferimento per le realtà associative del territorio. Due fine settimana di eventi per ogni età: camminate, spettacoli nei boschi o nei teatri, laboratori esperienziali, presentazioni editoriali e progetti dedicati alla montagna.
Anche la musica è parte viva del racconto. Per l’edizione 2025, in occasione del ventennale, i concerti serali propongono un viaggio sonoro tra Alpi e Prealpi, tra lingue minoritarie e tradizioni che si incontrano e si trasformano. Un percorso musicale che rispecchia l’identità profonda del festival: radicata, ma aperta, capace di dialogare con storie affini e prospettive contemporanee. In scena, gruppi portatori di tradizione e formazioni giovani che ne rinnovano il linguaggio. Dal folk reinterpretato al cantautorato di confine, dal psych-folk al rap in lingua minoritaria.
Ogni sera un concerto in una frazione diversa, tra malghe, prati e piazze (palazzetti in caso di maltempo). Per far vibrare, ancora una volta, il cuore dell’Altopiano.
Suoni di Terra e Fuoco: l’apertura del Festival
La ventesima edizione di Hoga Zait si apre ufficialmente venerdì 18 luglio 2025 con una serie di appuntamenti di grande rilievo culturale e simbolico. Alle ore 17.00 nella Sala Consiliare del Municipio, a Canove, avrà luogo la cerimonia di inaugurazione del festival, momento di festa e riflessione che segna l’inizio del percorso collettivo tra le frazioni del territorio.
Subito dopo, alle ore 17.30, sarà presentato il progetto di ricerca Lab Village – Turismo, Cultura e Industrie Creative, promosso dall’Università Ca’ Foscari di Venezia nell’ambito del consorzio iNEST e finanziato dal PNRR; un progetto che ha coinvolto le realtà di Roana, Lavarone (TN) e Tonezza del Cimone. L’incontro si focalizzerà sulle nuove prospettive per un turismo culturale e sostenibile, attraverso una mappa emotiva delle storie di vita e delle tradizioni locali. Nel corso della serata, gli artisti coinvolti nella prima azione pilota del progetto – il musicista e creativo Fabio Bonelli e il drammaturgo e attore Diego Dalla Via – porteranno in scena una performance che restituisce la memoria collettiva della comunità attraverso suoni, racconti e suggestioni.
La serata si chiude a Mezzaselva, nella suggestiva località di Baito Erio, con il concerto dei McNando Celtic Band alle 21.15 e l’accensione del falò inaugurale, simbolo di unione e rinnovamento. In caso di maltempo, il concerto si svolgerà presso il palatenda in Piazza Santa Giustina a Roana. L’ingresso è libero.
Il cammino come racconto: le escursioni di Hoga Zait
Ogni mattina, una camminata: perché Hoga Zait si vive prima di tutto con i piedi, lungo i sentieri che legano natura e memoria. Sei escursioni guidate, una per frazione, tracciano un itinerario esperienziale che restituisce l’anima del paesaggio altopianese, accompagnando i partecipanti tra prati, malghe, boschi e cavità, in un intreccio di leggende, geografia e gesti tramandati. Tutte le uscite sono curate da Asiago Guide, su prenotazione (costo 5 €), con partenza al mattino o nel tardo pomeriggio.
Il viaggio comincia venerdì 18 luglio a Mezzaselva (Mittoballe), con “…de schöonekhot von Toballe: de Löchar – La bellezza di Mezzaselva: le cavità carsiche”. Qui, la natura nascosta dell’altopiano si rivela tra cavità, anfratti e voragini scavate dall’acqua, luoghi che da sempre alimentano il mistero e l’immaginazione collettiva.
Il giorno seguente, sabato 19 luglio, si prosegue a Canove (Ròan), dove “…de schöonekhot vomme Ròone: de bisen – La bellezza di Canove: i prati” diventa un invito a rallentare. Qui, tra case sparse e sentieri dimenticati, si apre un paesaggio fatto di bellezza silenziosa, da riconoscere passo dopo passo.
A Treschè Conca (Kunka), domenica 20 luglio, l’escursione “…de schöonekhot von dar Kunken: de gaséghe – La bellezza di Treschè Conca: il panorama” attraversa contrade storiche, pascoli e luoghi segnati dalla Grande Guerra, fino ad aprirsi sulle Dolomiti di Brenta, in una visione ampia e potente.
La settimana successiva si riprende venerdì 25 luglio nei boschi di Camporovere (Kamparuube), con “…de schöonekhot von Kamparuube: de bèltar – La bellezza di Camporovere: i boschi”, un’immersione nella dimensione selvatica e simbolica delle foreste. Luoghi magici e generosi, i boschi sanno ancora raccontare storie a chi si muove con rispetto.
Sabato 26 luglio, a Cesuna (Süune), è la volta di “…de schöonekhot von Süun: dar pèrkh.” – La bellezza di Cesuna: la malga”. L’itinerario sale fino a Malga Zovetto, dove i campanacci guidano verso l’antico rito del fare formaggio, immersi nella quotidianità dell’alpeggio.
Infine, domenica 27 luglio, a Roana (Robaan) si chiude il cerchio con “…de schöonekhot von Robaan: de tèllalen – La bellezza di Roana: le vallate”. L’escursione parte da Roana e attraversa i bègalen, i sentieri che collegavano la Roana di sopra con quella di sotto, incontrando mulini, boschi e pascoli che raccontano una lunga storia di vita montana.
Paesaggi sonori tra tradizione e contemporaneità
La musica, ad Hoga Zait, non è mai solo intrattenimento: è linguaggio, rito, materia viva che unisce culture, tempi e paesaggi. Ogni sera, una frazione diversa si accende di suoni, ritmi e parole che risuonano nel cuore dell’Altopiano, tra campi, piazze, palchi all’aperto e, se necessario, ripari coperti. I concerti, a ingresso libero, danno voce alle radici – cimbre e non solo – e al tempo stesso tracciano nuove traiettorie tra i linguaggi contemporanei.
Il viaggio musicale comincia venerdì 18 luglio a Mezzaselva, dove, dopo il falò inaugurale presso la suggestiva località Baito Erio, saliranno sul palco i McNando Celtic Band, formazione veronese che unisce il sound delle Highlands scozzesi all’energia dei pub irlandesi, con cornamuse, percussioni e ballate evocative.
Sabato 19 luglio, a Canove, si cambia atmosfera con il concerto dei Baraccone Express, un collettivo musicale e teatrale che mescola gipsy, swing e atmosfere da circo d’altri tempi, tra strumenti acustici, racconti e ironia. Il concerto si terrà in località Bisele, tra i prati aperti, o al Palazzetto in caso di maltempo.
La musica torna domenica 20 luglio a Treschè Conca, dove salirà sul palco di Piazza Fondi Doro Gjat, rapper friulano che fonde elettronica, pop e rap in lingua minoritaria. Il suo stile narrativo e intimista dà voce a una terra di confine e a una generazione in dialogo con la memoria. In caso di pioggia, il concerto si sposterà al Palazzetto di Cesuna.
Dopo qualche giorno di pausa, venerdì 25 luglio il festival raggiunge Camporovere, con i Cisalpipers: cornamuse, tamburi e strumenti tradizionali per un folk strumentale che attraversa le montagne e le epoche, in un repertorio originale e potente. Il concerto si terrà presso il Campetto o, in caso di maltempo, al Palazzetto di Canove.
Infine, il festival si chiude domenica 27 luglio a Roana, nella cornice di Piazza Santa Giustina. Dopo l’apertura dello stand gastronomico alle 19.00, alle 21.00 andrà in scena il concerto dei C+C=Maxigross, collettivo psych-folk veronese che canta in italiano, inglese e dialetto, intrecciando radici, visioni e sperimentazioni sonore. Una chiusura potente, sospesa tra sogno, ballo e malinconia.
La storia da toccare: laboratori, racconti e rituali
Accanto alle camminate e alla musica, Hoga Zait propone un itinerario di esperienze da vivere con le mani, con gli occhi, con la voce. Sono laboratori per bambini e adulti, narrazioni, fiaccolate, presentazioni e piccoli riti collettivi: gesti che fanno parte di una memoria condivisa e che, nel tempo del festival, tornano a essere presenti, vivi, accessibili.
Il viaggio esperienziale inizia sabato 20 luglio a Canove, dove l’Associazione Terre Alte propone un laboratorio e lettura animata sugli Artisti della preistoria, con un focus su incisioni e pitture rupestri, pensato per un massimo di 15 bambini. Lo stesso format si ripete il giorno dopo, domenica 21 luglio, a Treschè Conca, dove i fili si trasformano in narrazione con Fila e tessi…, laboratorio creativo sulla lavorazione della lana.
Si torna poi sabato 26 luglio a Cesuna, con Formaggio in piazza, una dimostrazione delle antiche tecniche di lavorazione del burro e del formaggio, sempre a cura dell’Associazione Terre Alte. Una proposta pensata per avvicinare grandi e piccoli ai mestieri di un tempo, tra manualità, sapienza e gusto.
A Roana, domenica 27 luglio, la Piazza Santa Giustina ospita il laboratorio finale: Artigiani della terra, un viaggio nell’argilla con le tecniche tradizionali per creare contenitori e forme. In parallelo, ai lavatoi antichi, si terrà un momento dedicato alla narrazione orale, con le Favole cimbre, raccontate a più voci, all’aperto, in un luogo che profuma di storia e d’infanzia.
Giovedì 24 luglio, all’Istituto di Cultura Cimbra di Roana, si tiene un doppio appuntamento: nel pomeriggio, la presentazione della nuova edizione delle Favole cimbre di Simeone Domenico Frigo, con Matteo Casentini e Matteo Pierluigi Perdon; in serata, il racconto poetico e musicale Altaburg. Il luogo dove nasce l’amore tra il Poeta e la Fata, con Paola Martello, Pierangelo Tamiozzo e Domenica Stefani.
Sabato 26 luglio, si rinnova l’appuntamento con le Zelighen Baiblen, le leggendarie vecchine cimbre protagoniste di uno degli eventi più suggestivi del festival. Secondo la tradizione, le Baiblen sono creature ambigue, a metà tra fate selvatiche e streghe dei boschi, spiriti che abitano le radure e i margini del mondo visibile. Protettive o ingannatrici, legate alla natura e ai suoi ritmi segreti, sono parte di un folclore montano antico e misterioso. La loro apparizione prende vita nel cuore del Parco delle Leggende, al termine di una fiaccolata che parte dalla Piazzetta dell’Alpino di Cesuna: un percorso rituale, immerso nel buio e nei suoni del bosco, che culmina in uno spettacolo teatrale di parole, fuoco e ombre, sospeso tra mito e memoria.
Il programma completo è disponibile al link
www.hogazait.it