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Abbattimento lupo, è scontro: ‘Deve fare paura la mancanza d’informazione. Serve censimento’

“Il Veneto, insieme alle altre regioni del Nord, chiede da tempo che il Ministro all’Ambiente, Costa, riveda la legge nazionale di tutela del lupo, con deroghe che prevedano il contenimento di quei soggetti considerati particolarmente confidenti e pericolosi. Richiesta che è rimasta inascoltata”.

Questa la denuncia dell’assessore all’agricoltura della Regione del Veneto, Giuseppe Pan, intervenuto  nella discussione svoltasi in Consiglio Regionale sul progetto di legge statale “Misure di prevenzione dei danni provocati dai grandi carnivori e di contenimento delle popolazioni in esubero rispetto alla sopportabilità del territorio e alla compatibilità con le attività antropiche”, poi approvato dall’aula.

“Manca un piano di gestione nazionale che deve assolutamente attribuire alle Regioni la facoltà di applicare delle deroghe sul lupo, come del resto accade in altre nazioni come la Croazia e la Francia – ha aggiunto Pan. Mi auguro che questo progetto di legge sia convertito dal Governo in legge nazionale prima della prossima stagione dell’alpeggio, altrimenti l’intero settore dell’allevamento in montagna rischia l’estinzione!” 

L’assessore ha anche fatto il punto della situazione per quanto riguarda le predazioni in Veneto, gli indennizzi, la presenza del lupo e le iniziative di prevenzione:

Predazioni 2019 (dati aggiornati a novembre): 192 attacchi, 393 capi morti e 63 feriti

Indennizzi 2019: sono state liquidate/in liquidazione entro l’anno tutte le istanze pervenute entro il mese di novembre: 157 istanze per totali € 196.905. Nel 2018 impegnato totale € 204.684.

Branchi presenti: il numero di nuclei territoriali è sicuramente aumentato rispetto al 2018, con almeno 4 nuovi branchi riproduttivi. Si può stimare (ma il dato ufficiale si avrà con il monitoraggio invernale, che sta partendo) circa 12 nuclei stabili, inclusi quelli transregionali (confine con TN e PN).

Iniziative per la prevenzione:  bando su fondi regionali (AVEPA) 62 domande finanziate, per  totali 120.000 €; bando PSR (in istruttoria) 500.000 € stanziati.

Il Movimento 5 Stelle: ‘ Non siamo i padroni del territorio, non c’è diritto a sparare’

“I lupi scendono a Valle perchè disboschiamo e cementifichiamo. Ci risiamo. Senza nemmeno avere qualche dato a disposizione si vuole piegare la natura, l’ambiente a nostro comodo. Non ci si chiede nemmeno quanti siano i lupi, quanti ne possono vivere nei nostri boschi senza creare problemi e senza che essi stessi ne abbiano. Gli allevatori hanno tutte le ragioni nel voler tutelare il bestiame e le loro attività, ma serve un approccio che coinvolga tutti i soggetti , secondo parametri tecnici seri e condivisi. E il censimento è il primo. Non si può semplicemente voler affermare che siamo noi i padroni del territorio e che abbiamo il diritto di sparare”. Questa la posizione del Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle a palazzo Ferro Fini, in ordine al Progetto di Legge Statale n. 54 “Misure di prevenzione dei danni provocati dai grandi carnivori e di contenimento delle popolazioni in esubero rispetto alla sopportabilità del territorio ed alla loro compatibilità con le attività antropiche”, in discussione oggi in aula consiliare”.

“I lupi ci fanno paura perché scendono a valle? Magari è anche perché abbiamo il brutto vizio di disboscare e cementificare – affermano Berti, Brusco, Scarabel e Baldin – almeno chiediamoci quanti sono questi lupi e quanti dovrebbero essere. Il Ministro Costa l’ha chiesto ormai nove mesi fa: un censimento serio, secondo un progetto già avviato con le Regioni autonome. Ma la Regione Veneto che fa? Discute sul diritto di imbracciare il fucile. Non servirebbe nemmeno parlare, ma solo seguire la politica del Ministero”. “Non potranno mai essere azzerate le predazioni. Il lupo dalle nostre montagne ci sarò sempre, semplicemente perché è casa sua. E’ quindi necessario adottare tutti i dispositivi tecnici per migliorare la coabitazione – affermano in conclusione i consiglieri Pentastellati – La Regione dovrebbe semplicemente fare la propria parte, magari istituendo un Osservatorio permanente sulla fauna selvatica, che è, e rimane un patrimonio della nostra natura”.

 

“Abbattere qualche lupo? Inutile, lo dimostrano sia gli studi in Francia che quelli in Nord America: le loro esperienze confermano come l’attività di prelievo, se avviene senza sistemi di prevenzione e protezione del bestiame, diventa addirittura controproducente arrivando a causare l’aumento di predazioni verso animali domestici. La verità è che si vuole distrarre con la promessa del sangue di qualche esemplare la quasi completa inerzia della Regione in questi anni”.

A dirlo la Consigliera d’opposizione Cristina Guarda, spiegando le ragioni della propria bocciatura della richiesta di deroga per l’abbattimento ed il prelievo del lupo in Veneto.

“La maggioranza regionale, come spesso avviene anche in altri campi, dopo anni di inerzia, la spara grossa sperando di recuperare con una scorciatoia il tempo perso – continua Cristina Guarda – sono otto anni che la Regione è informata, anche grazie al puntuale lavoro di pungolo dei malghesi, delle associazioni e dei consiglieri regionali di opposizione: il problema sta nel fatto che si è lasciato degenerare il fenomeno, lasciando gli allevatori in balia degli eventi e proponendo strumenti impraticabili, come le reti di contenimento del bestiame che, come dice il suo nome, non serve di certo a proteggere il bestiame. Zaia ed i suoi collaboratori anziché far portare in Consiglio provvedimenti ad effetto mediatico garantito, quanto inutili sul piano sostanziale, vada a studiare le buone pratiche di Trentino ed Emilia Romagna. La Regione grida “al lupo, al lupo” e propone soluzioni sbagliate: a fronte di ben 12 branchi di lupo e più di 700 malghe, in questi anni si è provveduto alla realizzazione di un solo recinto sperimentale e poco altro. Già questo dovrebbe far rabbrividire visto che, per rispetto dell’economia delle malghe sarebbe occorsa ben altra capacità di intervento. Come avvenuto in Trentino con diverse sperimentazioni di molti sistemi di prevenzione e dissuasione, cuciti a misura di pascolo, malga e tipo di allevamento, o in Emilia Romagna dove la Regione ha fatto prima uno screening delle presenze di lupi sul territorio, poi una campagna informativa presso gli operatori e successivamente ha disegnato un bando da 3 milioni di euro che si è risolto con richieste di finanziamento da parte delle realtà produttive del territorio per valori tripli. I numeri sono sempre una buona maniera per misurare l’efficacia delle politiche, e qui in Veneto le richieste sono di poche migliaia di euro, segno che la Regione ha lasciato soli gli operatori del reparto zootecnico della montagna veneta.”

E la Consigliera Guarda continua: “Insomma, prima di parlare di abbattimenti, la Regione Veneto dovrebbe cominciare ad analizzare con spirito critico la pochezza dei propri interventi: l’abbattimento di qualche lupo non avvantaggerà alcun malghese, se la Regione non farà ciò che dovrebbe essere chiamata a fare, visto che sono molte le azioni che ancora non ha messo in pratica. Ed è ciò che anche la Francia ha verificato, poichè nonostante gli abbattimenti ormai pluridecennali, il bestiame non protetto continua ad essere predato.”

“La verità è che in nome della campagna elettorale facile, gli allevatori delle malghe sono stati lasciati soli e istigandoli al contrasto, quando si poteva fare prevenzione, attività di dissuasione attiva per spaventare il lupo, sostenere la presenza di pastori, formazione, recinti fatti seriamente e incentivare cani da pastore (magari quelli del caucaso, non solo abruzzese) e sentinelle. Tutto ciò non è stato fatto e ciò che si riesce a fare, come al solito, è sparare o spararla sempre più grossa”.

di Redazione AltovicentinOnline

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