Con l’ingresso dei primi pazienti, è stato ufficialmente attivato il nuovo Ospedale di Comunità di Asiago, collocato all’interno del nuovo ospedale e più precisamente al 2° piano, dove sono stati ricavati 10 posti letto su un’area complessiva di 750 mq, complanari ai posti letto dell’U.O.C. di Medicina Generale. Si tratta di una struttura con funzione intermedia tra il ricovero ospedaliero e il domicilio, dove potranno essere accolti persone con problemi di salute post-acuti o cronici, con basso margine di evoluzione peggiorativa e/o instabilità clinica, provenienti da una struttura ospedaliera per acuti o riabilitativa e che non sono ancora in condizione di tornare a casa, oppure provenienti da un reparto per acuti in attesa di essere nelle condizioni per iniziative un’attività di tipo riabilitativo. Parallelamente, l’ospedale di Comunità potrà accogliere anche pazienti cronici o fragili provenienti direttamente dal domicilio e che necessitano di cure che non è possibile erogare a casa. In entrambi i casi, la funzione dell’Ospedale di Comunità è dunque quella di evitare ricoveri ospedalieri impropri e favorire le dimissioni protette in un contesto più idoneo rispetto al fabbisogno assistenziale del paziente. In alternativa, per necessità assistenziali temporanee il ricovero può essere disposto anche direttamente dal domicilio.
«Da una parte abbiamo i progressi della chirurgia, che utilizza metodiche sempre meno invasive riducendo così i tempi di ricovero, dall’altra abbiamo una popolazione sempre più anziana e dunque con delle fragilità che necessitano di nuovi modelli di presa in carico – commenta il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza -. Oggi più che mai dunque i concetti chiave, parlando di ricoveri ospedalieri, sono da una parte appropriatezza, perché ridurre i tempi di ricovero in una struttura per acuti significa poter operare un maggior numero di pazienti, dall’altra garantire comunque a questi ultimi la continuità della presa in carico, un accompagnamento morbido verso il rientro domiciliare o, quando non è possibile, verso altre strutture residenziali o semiresidenziali. In questa prospettiva l’attivazione del nuovo Ospedale di Comunità rappresenta un tassello importante che va a completare i livelli di assistenza presenti in Altopiano, con i reparti per acuti, una struttura riabilitativa che funge da punto di riferimento per l’intero territorio della nostra Azienda e appunto una struttura intermedia per chi non è ancora in condizioni di rientrare a casa. Garantire tutto questo in un territorio montano rappresenta un impegno organizzativo non banale e dimostra una volta di più l’attenzione di questa Direzione e della Regione del Veneto per l’assistenza sanitaria rivolta alla popolazione dell’Altopiano».
L’accesso all’ospedale di comunità avviene tramite una richiesta avanzata alla Centrale Operativa Territoriale dal reparto di provenienza (per i pazienti già ricoverati in altre strutture) o dal medico di medicina generale (per i pazienti a domicilio) e sulla base della valutazione svolta dall’Unità Operativa complessa di Disabilità e Non Autosufficienza.
Sul piano operativo i pazienti vengono assistiti dal personale dell’U.O.C. Medicina Generale dell’ospedale di Asiago (pur essendo i posti letto funzionalmente distinti da quelli della Medicina Generale), grazie anche al recente potenziamento della dotazione di infermieri (+3) e OSS (+6) proprio ai fini dell’attivazione del nuovo Ospedale di Comunità.
La durata del ricovero in Ospedale di Comunità può essere variabile, in base alle specifiche necessità assistenziali, con un massimo di 30 giorni.
Il tutto con un investimento di 460 mila euro, finanziati tramite PNRR, attraverso il quale è stato fatto un duplice intervento: l’adeguamento impiantistico e strutturale (nuove pareti divisorie interne) funzionali all’inserimento dell’ospedale di Comunità, ma anche la completa ristrutturazione degli spazi nell’ex camera calda al piano terra del vecchio ospedale, dove per far posto all’Ospedale di Comunità sono stati trasferiti gli ambulatori di Oncologia in precedenza al 2° piano e dove – nell’ambito dello stesso intervento – è stato realizzato anche il nuovo Centro Trasfusionale.