Fin dal lontano 1300, nelle notti che precedono il Natale, un canto dolce e nostalgico risuona nelle vecchie contrade di Thiene. E’ il canto della “Nina”, in cui una popolana annuncia la nascita del Redentore ai suoi concittadini, i quali in coro le rispondono con l’ansia di conoscere ogni particolare del grande avvenimento.
Anche quest’anno la Pro loco ha organizzato in più punti della città i ritrovi per cantare il Natale nello stile thienese, come vuole la tradizione. Gli appuntamenti e le Nine a partire da Sabato sono:
Santo Lampertico , alle 20, nella corte Todeschin ( via dell’Aeroporto) Nina Paola Rigon
Ca’ Pajella alle 20.15, piazza Asiago con la Nina Michela Maniezzo. San Vincenzo 20.30 Bar “Non solo Cafè” con la Nina Valentina Carotta
Stazione-Centro 20.45 Casa “Pajello” (via Dante) canta la Nina Teresa Valente. Domenica oltre che alle solite contrade si aggiungerà la contrà Conca alle 20.30 (via S Giovanni Bosco fam. Dal Zotto-Balasso): canta la Nina Elisabetta Maculan e Denise Dal Zotto.
Lunedì, vigilia di natale, la Nina sarà cantata anche ai Cappuccini alle 20.45 nel piazzale santuario dalla Nina Cristina Borriero e Giuliana Michelusi.
Il canto della “Nina” ha ormai indissolubilmente legato il suo nome a quello di Thiene. La Nina di oggi, quella che i thienesi cantano in piazza Chilesotti nella notte della vigilia di Natale (Nina Gigante), è l’aspetto più recente di un’antichissima tradizione. La Nina beneficia di una recente storiografia. Purtroppo esistono pochissimi documenti di questo prezioso frammento della storia di Thiene. La canta (parole e melodia) e stata tramandata oralmente. La tradizione della Nina risiede nella storia delle antiche “corti” del paese, oggi ridimensionate a poco più di un nome: Stazione, Bosco, Belvigo, Castelletto, Conca, S Vincenzo ecc. Ogni corte aveva una vita propria, vissuta spesso in promiscuità dalle famiglie che le costituivano. Nelle corti, vecchi, donne, uomini e bambini già a partire dagli ultimi giorni di Novembre (S. Andrea) si ritrovavano a cantare, perché come recita un antico detto: Vicenza per suonare, Schio per ballare, Thiene per cantare. Forse “cantare Nadale” era un atavico rito per esorcizzare il buio del solstizio invernale, forse un’antica usanza dai tempi medioevali in cui i giullari “cantavano” al popolo storie e novelle. Ogni borgo, corte, contrà aveva la sua Nina, scelta tra le voci migliori a cui facevano coro tutti i partecipanti. Con semplicità in quei numerosi giorni prima di Natale la gente cantando faceva anche vita sociale.
La Nina canta il Natale, è quindi un canto religioso ma non è liturgico. Si cantava (e si canta) in strada non in chiesa.
Nina è una popolana che forse rappresenta l’annunciazione stessa, che come una madonna sale su di una scala appoggiata ad un albero o forse un tempo, sugli spalti del vecchio Castello, con scaldino e lucernario, ed in dialetto, la lingua del popolo, informa i suoi vicini di corte sulla nascita di Cristo. Il coro è un personaggio: incarna la curiosità, ripete le parole della popolana per enfatizzare il racconto, chiede informazioni.
La canta della “Nina” è un’espressione autentica della fede popolare. Per i Thienesi rappresenta un valore morale, perché canta ed invoca la pace e l’amore tra i popoli. La Nina ha una forza di coesione sociale, perché nel freddo si sta tutti a cantare in coro con i vicini di casa senza distinzione di età, cultura, provenienza. E’ una espressione fondamentale della identità thienese perché il canto si svolge nel proprio cortile e poi nella piazza del proprio paese.
Il desiderio di pace e di gioia del Natale è cantato in una melodia lenta e un po’ melanconica, forse è l’eco della miseria e dell’essenzialità di un tempo. Il valore risiede nella semplicità del canto comune, in quel clima genuino in cui si svolge, con un palco piccolo e improvvisato, senza inviti e presenze ufficiali che sarebbero soffocanti in un contesto così squisitamente popolare.
La Nina è cosa piccola certo, ma è ben radicata nella memoria storica della città e della gente, un piccolo patrimonio di storia viva che ogni thienese ha il compito di conoscere e conservare.
Alberto Brazzale