La crisi della medicina territoriale in Veneto ha ormai superato la soglia d’allarme. L’ultimo bando regionale per il reclutamento di medici di famiglia si è rivelato un fallimento su tutta la linea: su 1.943 posizioni aperte, soltanto 129 medici hanno risposto. Una copertura pari ad appena il 6,6% del fabbisogno. Un dato drammatico che evidenzia la crescente disaffezione verso la medicina di base, ma soprattutto l’assenza di una seria programmazione sanitaria. La denuncia è arrivata con parole durissime da parte di Carlo Cunegato, consigliere scledense d’opposizione di Coalizione Civica e studioso del sistema sanitario veneto. “È un disastro annunciato. Da quindici anni avvertiamo la Regione: era facilmente prevedibile quanti medici sarebbero andati in pensione e serviva pianificare di conseguenza le borse di studio per la specializzazione in medicina generale. Ma Zaia e la sua giunta hanno ignorato gli allarmi. Oggi ne paghiamo il prezzo.”
Cunegato accusa direttamente Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, di aver mancato completamente l’obiettivo di preservare uno dei sistemi sanitari territoriali un tempo considerato tra i migliori d’Europa. “L’eccellenza che sbandierano esiste, ma al contrario. Siamo tra le peggiori regioni italiane per organizzazione della medicina di base. I numeri parlano chiaro.”
Carichi insostenibili”
La testimonianza di un medico di base pubblicata oggi su La Nuova Venezia è emblematica. “In 35 anni di carriera non ho mai visto nulla di simile”, racconta questo professionista. “Negli ultimi tre anni sono passato da 1.600 a 2.000 assistiti. Un aumento insostenibile, che genera un carico di lavoro enorme e un livello di stress altissimo.” Secondo Cunegato, il numero ottimale di pazienti per medico è 1.000. Il massimale era stato fissato a 1.300, poi innalzato a 1.500: “Zaia ha fatto il gioco delle tre carte, portandolo addirittura a 1.800 pazienti”, denuncia Cunegato. “Ma nella realtà, molti medici ne seguono ben di più, fino a 2.000.”
Servizi al collasso: visite tra due settimane
Le conseguenze sono già sotto gli occhi dei cittadini: liste d’attesa interminabili, difficoltà nel prenotare visite e controlli, rallentamenti nelle risposte. “Nelle situazioni non urgenti – spiega Cunegato nel suo lungo poist su facebook – si finisce in differita. Un paziente può aspettare anche 15 giorni per una visita.”
La figura del medico di base svuotata di senso
Il medico di base, storicamente ponte tra ospedale e territorio, oggi rischia di essere una figura svuotata della sua efficacia: “Un tempo conosceva i pazienti, le loro famiglie, la loro storia clinica. Questo era fondamentale per un servizio sanitario efficace. Oggi, con 2.000 assistiti, è semplicemente impossibile. La sanità veneta è a un bivio. Senza una svolta concreta e immediata nella programmazione della formazione e nell’assunzione di nuovi medici, il rischio è che interi territori rimangano scoperti, e che sempre più cittadini si vedano costretti a rivolgersi al privato o a rinunciare alle cure”.