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Thiene. Nel giorno della memoria un oratorio dedicato a padre Kolbe

Sabato 26 gennaio alle 20.30 a Thiene nella chiesa della Pentecoste verrà eseguito in prima assoluta “16670-MASSIMILIANO KOLBE”, il secondo quadro del trittico che compone l’Oratorio “Necdum habetis fidem?” per soli, coro e orchestra creato da Lorenzo Fattambrini, ricavato da un soggetto di don Pier Giorgio Sandonà.

La serata, presentata da Sandro Pozza, è inserita nell’iniziativa per commemorare il giorno della Memoria e il giorno del Ricordo, intitolata Le porte della memoria 2013 organizzata da Comune di Thiene e Amici della Resistenza in collaborazione con la Scuola di Formazione Teologica, l’Associazione Culturale Luigi Meneghello di Malo, il Centro Studi Romano Guardini di Isola Vicentina e il liceo “F. Corradini” di Thiene.

“Nell’anno della fede – dichiara don Piergiorgio Sandonà, direttore della Scuola di Formazione Teologica e promotore della serata – il Giorno della Memoria viene sottolineato presentando la persona-simbolo della violenza del nazismo. Da quello scenario di odio, violenza, terrore, morte, ecco sorgere il segno che l’amore vince l’odio, che la Risurrezione è l’ultima parola dopo la Croce,  che il bene fonda la speranza.  In una parola: Dio non abbandona  l’uomo anche se l’uomo presume di costruire una storia senza Dio. La proposta dell’Oratorio  su Padre Kolbe, dopo quello su Edith Stein, vittima pure lei di Auschwitz, vuole essere un inno di lode a Dio per questi “fiori” donati alla nostra umanità come profumo di Cristo Risorto e vivo”.

La rappresentazione dell’oratorio avverrà grazie all’impegno dei componenti dei cori di San Vincenzo e San Biagio di Grumolo, dell’Ensemble Vocale Ottava Giusta e dell’orchestra di San Vincenzo diretti da Sergio Gasparella, giovanissimo maestro diplomato in pianoforte che si sta perfezionando in composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio Pedrollo di Vicenza. Maestro del coro è Antonio Gasparella. Solisti il baritono Alberto Spadarotto (narratore) e il tenore Gianluca Zoccatelli (Kolbe),

“A livello compositivo – precisa Lorenzo Fattambrini, autore dell’oratorio – si è dato largo spazio a citazioni attinte dal repertorio mariano del canto gregoriano (Ave Maris Stella nel brano VISIO, Ave Maria nel brano IN HORA MORTIS) gli sviluppi melodici delle quali sono messi in forte contrasto con le combinazioni feroci e taglienti delle note ricavate ghematricamente dal nome Auschwitz (una scala artificiale le cui note principali replicano la cruda e drammatica realtà del lager).

Il tutto in un crescendo di trasfigurazione spirituale che troverà il suo apice nell’Amen conclusivo del corale SANTO MARTIRE, quasi un solenne “SI!” di compimento e vittoria della Fede.

L’uso di frequenti interventi corali, in formule che vanno dal tipico corale liturgico alla ricerca di effetti scenico-sonori, avvicina a tratti l’opera presentata alla tradizione della cantata luterana, non disdegnando implicazioni di drammaticità teatrale riferibili al linguaggio della tragedia greca.

L’orchestra in questo senso contribuisce a tratteggiare emotivamente i conflitti interiori, le difficili scelte, i momenti di ispirato abbandono alla Fede fino all’offerta della vita”.

L’entrata è libera.

Padre Massmiliano Kolbe

Il 17 febbraio 1941 Padre Kolbe venne arrestato dalla Gestapo e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, nel quale gli venne assegnato il numero 16670.

Alla fine di luglio avvenne l’evasione di un prigioniero dal blocco 14. Come rappresaglia il comandante Fritsch decise di scegliere dieci compagni dello stesso blocco, condannandoli ingiustamente a morire di fame e di sete nel sotterraneo della morte.

Con lo stupore di tutti i prigionieri e degli stessi nazisti, Padre Massimiliano uscì dalle file e si offrì in sostituzione di uno dei condannati, il giovane sergente polacco Francesco Gajowniezek.

In questa maniera inaspettata ed eroica Padre Massimiliano scese con altri nove nel sotterraneo della morte, dove, uno dopo l’altro, i prigionieri morirono, consolati, assistiti e benedetti da un santo.

Affrontò la lenta agonia con grande dignità e calma, al punto da impressionare le Ss che lo uccisero, due settimane dopo la reclusione, ultimo sopravvissuto dei dieci, con un’iniezione di acido fenico alla vigilia dell’Assunta del 1941. Il giorno seguente il suo corpo venne bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri sparse al vento.

Nel quadro proposto, che prende avvio proprio dal racconto dell’offerta estrema della propria vita in cambio di un altra (nel brano AUSCHWITZ: DOVE SEI SPERANZA? DOVE SEI PIETA’? DOVE SEI DIO?), come spunto è stata presa in considerazione la grande e profonda devozione mariana di fratel Kolbe – nato Raimondo l’8 gennaio del 1894 e successivamente entrato nell’ordine dei Francescani col nome di Massimiliano – legata anche ad una apparizione che la madre ha raccontato dopo la sua morte nella quale la Madonna offriva al santo la scelta di due corone, una bianca, segno di purezza, ed una rossa, segno del martirio, entrambe abbracciate dallo stesso.

La figura di Maria resterà sempre impressa nella vicenda umana di Massimiliano, fondatore delle “Milizie dell’Immacolata”, ucciso alla vigilia dell’Assunzione di Maria, le cui ultime parole furono: “Ave Maria”.

di Redazione Thiene on line

 

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