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Thiene. Oltre la mediazione culturale per un cambio culturale

‘Dobbiamo parlare di mediazione interculturale, perché non solo gli stranieri hanno bisogno di capire la nostra società e i suoi servizi, ma anche noi abbiamo bisogno di capire come rapportarci al meglio con loro e con le altre culture per dare risposte più adeguate e riceverne con collaborazioni migliori. Al centro sono gli stranieri, ma soprattutto i nostri servizi sociali e la necessità di preparazione degli operatori’.

 

È l’importante considerazione emersa da un percorso di formazione seguito da operatori socio-sanitari e mediatori culturali che lavorano nel territorio dell’Ulss 4. Una tematica esposta questa mattina durante una conferenza stampa nella sede amministrativa dell’Ulss 4 a Thiene, cogliendo l’occasione della presentazione del libro “Il lavoro Etnoclinico – Formazione, dispositivi di mediazione e mutilazioni genitali femminili”,  dove sono riportate le tappe fondamentali del percorso formativo-informativo.

“Abbiamo capito – ha dichiarato Fiorenzo Dalle Nogare, ginecologo del Consultorio Familiare dell’Ulss 4 – che se vogliamo che la persona che si rivolge a noi esca con la giusta risposta dobbiamo cambiare registro. Ed è nato questo progetto che fa entrare di diritto nei nostri metodi l’attenzione per le persone, la loro formazione culturale, le loro esperienze, in uno scambio di conoscenza costruttivo”.

Tutto è partito nel 2011 da un percorso formativo progettato dal Consultorio Familiare dell’Ulss 4 e finanziato dalla Regione Veneto che ha coinvolto circa 80 operatori socio-sanitari per quattro giornate dedicate alla delicata tematica delle “Mutilazioni Genitali Feminili”. Da questa prima formazione sono emerse esigenze di approfondimento su altre problematiche che interessano il processo di integrazione delle popolazioni straniere e nel 2012,  è stata avviata una seconda attività di formazione e informazione che ha interessato operatori socio-sanitari, mediatori culturali, operatori del Comune di Schio e del Privato Sociale con alcune associazioni e cooperative del territorio.

“Abbiamo cominciato – ha introdotto Alberto Leoni, direttore Servizi Sociali Ulss 4 – a ragionare sui nostri servizi, sul modo in cui vengono usati e su come riescano a comprendere veramente le problematiche sociali e sanitarie di chi appartiene ad altre culturee hadiversi schemi di interpretazione. Fatta la fase formativa, ora occorre fare scelte da radicare sul territorio e parlare perciò di una clinica transculturale dove l’aspetto clinico e quello culturale lavorino insieme”.

Tecnicamente si chiama “Dispositivi Etnoclinico”, lo sportello dove lo scambio di conoscenze culturali ed esperenziali tra operatori socio sanitari e mediatori culturali sarà il valore aggiunto per arrivare a soluzioni più adatte alle varie problematiche da risolvere.

“In vent’anni di lavoro–ha spiegato Giovanna Gnata, infermiera al Consultorio familiare –abbiamo capito che non siamo in grado di dare risposte soddisfacenti se non conosciamo la cultura da cui proviene lo straniero che si rivolge a noi. C’è invece la necessità di farci raccontare le abitudini, i modi, le tradizioni, quali risposte si aspetterebbero dalla loro cultura e quali sono invece le nostre, secondo i nostri modi e le nostre regole. Solo partendo dal rapporto diretto di conoscenza uno dell’altro è possibile un confronto ed è possibile e arrivare ad una soluzione capita e condivisa. Calare le soluzioni dall’alto non è concludente e tantomeno soddisfacente nel risultato”.

I dati

Nel territorio dell’Ulss4, sono 19.000 gli stranieri presenti, pari al 10% della popolazione, 2.350 i minori di 14 anni, almeno 140 le etnie con una maggiore presenza di marocchini, seguiti in ordine da rumeni, serbi, bengalesi e moldavi.

“Questo progetto è un esempio di cambio culturale -ha aggiunto Liliana Rappanello, coordinatore direttori di Distretto Socio Sanitario -, è l’opportunità per conoscersi reciprocamente e sviluppare un atteggiamento di rispetto, perché solo nel rispetto possiamo condividere i nostri modi per trovare soluzioni adatte.”.

“Un approccio diverso con risultati che già si vedono anche con gli italiani – ha aggiunto Alessandra Sartore, assistente sociale del Consultorio -. Avvicinandosi alle storie personali si trovano modi diversi e si hanno risposte diverse”.

E quali sono le problematiche di integrazione più sentite? Tutto ciò che riguarda la sfera familiare: dalla condizione femminile, al mondo minorile con l’uso dei metodi di correzione o nel rapportarsi con la scuola, all’abuso di alcol, ma anche a semplici quanto importanti comportamenti in sala parto, oppure ai vari casi rilevati di morti uterine o di depressione post-partum.

E su questo percorso di maggiore comunicazione si inserisce anche un nuovo servizio dell’Ulss attivo per gli operatori da lunedì. A parlarne è il Direttore Generale, Daniela Carraro dopo aver ringraziato tutte le realtà socio sanitarie coinvolte nel progetto per questo lavoro di cooperazione:” È necessario -ha detto il dg  – stabilire relazioni positive con i cittadini e le loro comunità di appartenenza nella convinzione che questo nuovo approccio consentirà la valorizzazione delle diversità e favorirà la costruzione di un clima di reciproco rispetto. Ha lo stesso scopo anche il nostro nuovo Servizio di Interpretariato Linguistico Telefonico, attivo da lunedì 11 marzo. Disponibile 24 ore su 24 è volto a favorire la comunicazione, permettendo la traduzione simultanea, in 90 lingue diverse, delle esigenze immediate che si verificano nelle varie situazioni di assistenza. Non si sostituisce ai mediatori culturali, ma è un servizio in più per gli operatori che hanno bisogno tempestivamente di comunicare con la persona straniera, come può essere in sala operatoria, o in pronto soccorso, o in altre necessità immediate in cui serve evitare equivoci dovuti alle difficoltà linguistiche”.

M. M.

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