L’autonomia è lontana, lontanissima, ma un piccolo passo avverrà giovedì mattina, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte incontrerà il ministro veneto doc Erika Stefani per affrontare quello che viene sbandierato da un anno essere nell’agenda di Governo, ma di cui non abbiamo visto nemmeno l’ombra. Conte e Stefani entreranno finalmente nel merito delle famose bozze, affrontando il nodo delle competenze da trasferire alle Regioni. Bozze elaborate da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

Si tratta della prefazione di un libro tutto da sfogliare, sia ben chiaro, ma pare che Matteo Salvini, pressato da Zaia e Fontana, governatori di Veneto e Lombardia, abbia chiesto che l’autonomia venga affrontata perchè le due regioni, che dell’autonomia differenziata ne fanno un cavallo di battaglia da decenni, avrebbero incalzato il vicepremier, facendo capire di essere estenuati dai troppi rinvii.

Erika Stefani, la donna più bersagliata dai veneti che non ci stanno più all’ennesimo rinvio ha spiegato ai microfoni di Tva che giovedì , ci sarà un incontro che getterà le basi, con la parola che però spetta al parlamento, con i presidenti di Camera e Senato chiamati a decidere l’iter legslativo. Insomma, un percorso non facile, specialmente se si inizia a sfiorare l’aspetto delle materie, sulle quali si è chiesta l’autonomia. Il Ministro Costa ha già fatto sapere che in materia di ambiente sarebbe opportuno che il governo centrale mantenesse pieni poteri sui controlli. Come dargli torto dopo lo squallido scandalo del caso Sesa di Este, che ha portato alla luce i conflitti tra soci pubblici e privati sulle emissioni e sul trattamento dei rifiuti?

Anche se dal M5Stelle ci sono chiari segnali di apertura sul tema autonomia, ci sono delle materie che hanno a che fare con la salute umana, dove, dicono i ‘grillini’, è necessario un controllo superiore a quello locale, che in passato non ha dato segnali di cristallinità, quando si è trattato di vigilare. Ricordiamo che il Veneto ad esempio, è la regione, che ha avuto gli onori della cronaca per i Pfas con  oltre 18mila persone prese in carico dalla sanità veneta. Numeri sottostimati dall’ex assessore alla Sanità Luca Coletto,  che aveva conteggiato in  7mila gli abitanti della cosiddetta zona Rossa soggetta all’inquinamento da Pfas, nelle province di Vicenza, Padova e Verona, per i quali si sarebbe reso necessario il passaggio a uno screening più approfondito. Tutta la stampa nazionale ogni giorno, invece, parla di un numero ben più ampio di veneti che stanno intraprendendo un percorso diagnostico e terapeutico a causa dei Pfas.

N.B.

Il video dello scandalo Sesa…

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