“Le ultime dichiarazioni del prof. Monti sul federalismo sono l’ennesima riprova della sua considerazione nei confronti del Paese reale, quello dei territori, quello che produce culture e ricchezze: per il nostro professore si tratta invece di periferie da spolpare, di realtà da dare in pasto agli apparati centrali dei suo Stato che, non pago di avere strangolato l’economia reale del Nord, è riuscito persino ad aumentare il debito pubblico, cioè il debito del suo stato, così efficiente per se stesso quanto è spendaccione e non in grado di produrre”. Lo ha affermato il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia riferendosi alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, secondo il quale l’attenzione che la politica assegnava al federalismo negli scorsi anni “è incomprensibile” e “a scapito delle riforme strutturali”.

“Questo Stato che con il prof. Monti esprime tanta acrimonia nei confronti del territori – ha aggiunto Zaia – è lo stesso che restituisce livelli di inefficienza e di indifferenza da Paesi subsahariani. Ci aspettavamo che, quantomeno, un uomo della cultura e della levatura accademica del Presidente del Consiglio non decidesse di buttare nel grande trogolo del centralismo romano alcuni padri fondatori che potrebbero dare ancora oggi molte lezioni di vita e di stile di governo. Penso a Luigi Einaudi, a Luigi Sturzo, ad Altiero Spinelli e a tutti coloro che misero mano alla Costituzione repubblicana, il cui anelito federalista, sottolineato in tutto il settennato dallo stesso presidente Napolitano, è stato tradito da un apparato burocratico centralista e autoreferenziale. Lo stesso apparato che negli ultimi tre lustri ha impedito che si realizzasse una seria riforma dello Stato nel senso federalista che la Costituzione prevedeva e prevede”.

“Il vero, grande rammarico che scaturisce da questa incauta ma esplicativa presa di posizione del Presidente del Consiglio – ha concluso Zaia – è che, ancora una volta, dobbiamo constatare la sopravvivenza di questa specie apparentemente immortale dei “Brontosauri di Stato”, che tutto divorano ormai solo in nome e in rappresentanza di se stessi”.

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