Il Consiglio dei ministri ha deliberato di impugnare davanti alla Corte Costituzionale una legge del Veneto ritenuta illegittima sul controllo di vicinato.  Motivo dell’impugnazione: «La legge – recita il comunicato del Consiglio dei ministri – introducendo forme di coordinamento inter-istituzionale in materia di ordine pubblico e sicurezza urbana integrata, esula dalla competenza legislativa regionale e invade la competenza esclusiva riservata alla legislazione statale in materia di ordine pubblico e sicurezza… in violazione degli artt. 117, secondo comma, lettera h), e 118, terzo comma, della Costituzione». Secondo il ministro Francesco Boccia, la legge veneta, attribuendo compiti ad organi statali invaderebbe la materia «ordinamento e organizzazione amministrativa della Stato e degli enti pubblici nazionali» della Costituzione.

“Il Governo nell’impugnare una legge votata all’unanimità dal Consiglio regionale, dopo un ampio dibattito e un confronto con le autorità di pubblica sicurezza, le forze dell’Ordine, amministrazioni comunali si è assunto una grave responsabilità: se dice che la materia è di sua strette competenza, allora, provveda ad assicurare a tutti i cittadini servizi, personale, strumenti e mezzi per assicurare quanto da noi previsto in maniera organica e in stretta sintonia operativa e cooperazione con i tutori dell’Ordine pubblico e le Forze dell’Ordine”.

Dura la presa di posizione del Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, alla deliberazione del consiglio dei ministri che su proposta del ministro Boccia ha ritenuta illegittima la Legge n. 34 dell’ 8 agosto sul controllo di vicinato, in quanto “La legge – spiega il Consiglio dei Ministri – invade la competenza esclusiva riservata alla legislazione statale in materia di ordine pubblico e sicurezza”.

Il presidente Ciambetti, nel sottolineare il voto unanime del Consiglio regionale nell’approvazione di questa legge ricorda che “la sicurezza partecipata non è lotta al crimine, è la risposta all’indifferenza, è l’espressione del senso civico, è uno strumento di solidarietà davanti ad ogni forma di devianza o di fronte a situazioni anomale. Il controllo di vicinato non è il controllo del vicino di casa, è invece prestare attenzione a quanto accade attorno a noi”.

“Noi avevamo dato norme chiare su quella che chiamiamo sicurezza partecipata e lo avevamo fatto lavorando con Prefetture, Questure, Forze dell’ordine enti locali e mondo delle associazionistico e della solidarietà sociale: avevamo stabilito dei paletti chiari, mettendo bene in evidenza che l’azione di prevenzione e contrasto alla delinquenza spetta esclusivamente alle Forze dell’ordine, mentre le associazioni, le amministrazioni locali, sono chiamate a svolgere quell’opera di attenzione sociale che permette di individuare situazioni a rischio, persone o nuclei famigliari in condizioni di necessità, aiutando i cittadini più vulnerabili”, spiega.

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