Gabriel ucciso a 2 anni perché ha disturbato mamma e papà mentre facevano sesso. Sarebbe questa la sconcertante, ma mostruosa, causa della morte per strangolamento del piccolo Gabriel Feroleto assassinato dalla madre, Donatella Di Bona, ma con l’assenso del compagno, Nicola Feroleto, padre della piccola vittima.

Ora, sulle motivazioni che possono spingere una madre a uccidere un figlio ci hanno lavorato psicanalisti, psichiatri, criminologi e chiunque abbia contezza delle asperità del cervello umano: ne è venuto fuori che molteplici sono le cause che determinano il più inaccettabile tra i crimini al mondo.

Talvolta, esulando dall’immaginario collettivo che vede ogni donna felice di stringere al seno il proprio pargoletto, dal suo primo vagito alla propria morte, accade che con la nascita di un bambino quella donna, invece, sperimenti una parte di sé che non immaginava: quella rabbiosa, inadatta a ricoprire quel ruolo per il quale sembra essere nata, al quale è destinata dalla notte dei tempi. E invece, Lei, no.

Uno dei profili tracciati dagli studiosi di ‘figlicide’ stablisce che in media hanno delle caratteristiche molto simili. A parte l’età che, ovviamente, se madre di un bimbo, genericamente rientra in una fascia giovane, tra i 18 e i 32 anni; sono sposate e di nazionalità italiana; possiedono un livello di scolarità medio e hanno un rapporto problematico e/o conflittuale con il partner. Le vittime hanno solitamente età inferiore ai 7 anni. Una vecchia ricerca censiva come il periodo più a rischio quello sotto i sei mesi di vita. Ma, appunto, il secolo attuale innalza ed estende la soglia.

Le cause individuate per il ‘figlicidio’ sono:

Depressione post-partum, che affligge una donna su 1000 ed emerge nelle quattro settimane successive al parto. Tra i sintomi si manifesta la paranoia, alterazione dell’umore, allucinazioni e deliri. Talvolta i deliri possono riguardare la convinzione di una possessione demoniaca del bambino o convinzioni circa la sua morte;

Causa accidentale: spesso sono madri irresponsabili, impulsive, maltrattanti, con problemi di dipendenza o semplicemente giovani, stanchi o inesperti. La morte può subentrare anche a seguito di maltrattamento senza però che sia presente l’intento omicida;

Causa disturbi di personalità. Non di rado chi uccide ha subito violenza da piccola, spesso il marito è disinteressato ai suoi problemi;

Causa altruistica: sono situazioni in cui l’amore di un genitore va oltre la vita, casi in cui la sofferenza per un figlio non potrà mai camminare, avere una famiglia, degli amici può spingere a scelte estreme e dolorose. Oppure casi in cui l’accudimento costante diventa una tortura lenta e inesorabile, e dare la morte diventa l’unica soluzione. Spno quei casi in cui spesso la madre si suicida dopo aver ucciso il figlio;

Cause ritorsione contro il coniuge: uccidono il figlio per vendicarsi del padre. In psichiatria viene definito “Sindrome di Medea”. Chi agisce per questa motivazione lo fa per privare il ‘marito colpevole’ della discendenza. Gli nega la sopravvivenza nel tempo attraverso i figli;

Causa bambino indesiderato: la madre uccidendo nega la gravidanza. In genere le piccole vittime sono ancora in fasce e spesso frutto di una relazione extraconiugale. Oppure la madre è giovanissima e non vuole affrontare le conseguenze di una maternità adolescenziale.

Infine, lo studio sulle tipologie di madri omicide è ancora oggi, ed oggi più impellente, vasto e impegnativo, probabilmente a tale vastità andrà aggiunta anche l’analisi della nuova ‘dinamica cerebrale’: quella che ha spinto una madre a strangolare il figlio perché piangendo la disturbava mentre lei faceva sesso con il compagno.

E se magari, estendendo il raggio d’azione, lo studio vorrà anche analizzare come e perché un padre, (partner di quella madre figlicida nella stessa incombenza erotica) abbia prima schiaffeggiato il figlio e poi assistito indifferente allo strangolamento di quel figlio, di appena 2 anni, sarà nuovo, lodevole, apporto allo studio di questa mostruosa macchina che è il cervello umano.

Agghiacciante la dichiarazione della madre di Gabriel: “Nicola non interveniva. Un po’ guardava e poi si girava. Prima guardava in aria, poi verso la macchina, poi di lato. No, lui non ha fatto nulla, perché non gliene importa. Vabbè, il bambino è stato ucciso da me. Lui non gli avrebbe messo una mano addosso per non essere incolpato”.

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