La solidarietà, quella vera, si fa, non se ne parla e basta. La solidarietà, a Milano, ha un nome: Ruben. Non è un uomo, è un ristorante. Da mesi, in via Gonin 52, è aperto il Ruben,
primo ristorante solidale. Non ha nulla della mensa per poveri. Il locale è pari a un qualsiasi ristorante. Chi si siede a tavola è un cliente come tanti. Uno che paga a fine pasto, e quando paga, esce dalla tasca 1 euro.

Il “Ruben” lo ha voluto Ernesto Pellegrini, imprenditore, ex presidente dell’Inter tra il 1984 e il ’95. Pellegrini, dal saziare appetiti calcistici è passato al saziare appetiti veri. Con 500 coperti su due turni, al costo simbolico di 1 euro, accoglie, da lunedì a venerdì, chi non ce la fa: senzatetto, disoccupati, separati, profughi e indebitati.
A servirli, camerieri in giacca e cravatta. Il menù è vario, l’ambiente fresco e luminoso.
Il “Ruben” ha motivo di chiamarsi così. Un motivo caro al suo ideatore. Pellegrini lo racconta così: ” In gioventù vivevo in una cascina della periferia milanese con i genitori e altre famiglie, per ridurre i costi d’affitto. Intorno alla cascina si coltivava la terra e Ruben, un contadino, lavorava duro. Dormiva su un letto di paglia, nella stalla, tre chiodi nel muro come armadio e due cavalli per compagnia. Nel 1962 la cascina venne demolita per costruire case popolari e agli inquilini del casolare vennero assegnati piccoli alloggi alternativi. Ma nessuno pensò a Ruben, che si rifugiò in una baracca di legno. Io, che all’epoca vivevo di miseri guadagni, mi ripromisi di trovare un’occupazione e una casa al mio amico contadino. Ma la vita non aspetta nessuno. Un giorno lessi sul giornale: “Barbone morto assiderato nella sua baracca”. Era Ruben”.
Questa la storia del “Ruben”. Questa una storia di “vera” solidarietà. Solidarietà di casa nostra, destinata ai “nostri” poveri. Quella che dovrebbe arrivare dallo Stato italiano, non da un privato. Qualche giorno fa, un’altra notizia, stavolta di mancata solidarietà. Sempre nella grande metropoli lombarda, “vive” Andrea, clochard a soli 28 anni. Laureto in legge, diplomato al conservatorio, Andrea è simbolo di uno Stato che non funziona. Uno Stato che vara la “Mare Nostrum” e se ne frega di italiani senzatetto, senzalavoro, senzadignità ( tutto unito perchè ormai è un sostantivo) di uomo. Come non fossero “Nostrum”.
Pellegrini. A volte, è vero, nel nome c’è il destino.

Patrizia Vita

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