I Pfas non devono essere solo un’emergenza veneta. Se in Veneto stanno da decenni inquinando le acque di falda e, conseguentemente la filiera alimentare, l’emergenza deve essere estesa in tutta Italia. Lo chiede Carlo Foresta, docente all’Università di Padova ed esperto pfas. A nominare queste sostanze perfluoalchiliche si pensa subito alla Miteni, l’azienda di Trissino ritenuta responsabile della contaminazione tra le province di Vicenza, Padova e Verona.

criticità nell’alto vicentino
Con un ‘caso Pfas’ esploso ancora nel 2013, l’attenzione ad oggi si sposta anche nell’alto vicentino. Tra Thiene e Marano dove i pfas sono stati rilevati sia al depuratore del primo, che nella discarica tra i due Comuni, in zona Vianelle. Ma non solo. Anche a Villaverla, in una roggia a valle del depuratore di Thiene, si  registrano valori pfas, quando non dovrebbero esserci. “1400ng7lt”, così denunciava pochi giorni fa, proprio a Thiene, Davide Sandini del movimento ‘NoPfas’.

“Chi inquina deve pagare”
Lo chiede ancora lui. Zaia, il governatore della Regione Veneto.  “Quella dei Pfas è una tragedia di portata nazionale e chi inquina deve pagare. Ringrazio il professor Foresta perché con le sue parole, da una posizione scientifica di assoluto livello ed indiscutibile esperienza pone all’attenzione generale il dramma legato all’inquinamento delle sostanze perfluoroalchiliche. Una tragedia ecologica che non riguarda solo le singole zone ma è di dimensione nazionale”.

“emergenza ecologica nazionale”
“Quella dei Pfas – prosegue il Governatore – è una vera emergenza ecologica nazionale, pari a quella legata alla diossina che colpì Seveso nel 1976, e da tempo ormai ci pone di fronte al fatto di non riguardare solo la nostra regione. Il Veneto, forse, ha un solo motivo per essere considerato l’unico protagonista di questa vicenda: quello di essersi attivato per primo, e per ora unico, creando un laboratorio che è diventato un riferimento per tutti gli altri territori colpiti dal problema; quello di aver imposto il limite zero ai Pfas, ancora in assenza di una legislazione nazionale o europea; di aver avviato presso la Procura un’azione di responsabilità nei confronti dell’azienda produttrice, ma soprattutto di aver organizzato quella che è forse la più massiccia azione di screening sanitario in Italia per un caso di inquinamento”.

“Di fronte a questa emergenza – conclude il Presidente – rimangono ancora dei nodi irrisolti. Oltre ai limiti posti dal Veneto non sappiamo ancora nulla di cosa accadrà a livello nazionale e internazionale. Soprattutto, rimane l’obbiettivo di perseguire i responsabili di questa vera tragedia ambientale per dare non solo una risposta sanitaria a migliaia di famiglie che temono per i loro figli ma soprattutto un risarcimento che la legge impone in capo a chi inquina”.

P.V.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia