Pranzo e cena di Natale ricchi sulle tavole dei vicentini e dopo 50 anni è tornata la tradizione, fatta di piatti preparati in casa.
Con un budget di circa 100 euro a famiglia, a Vicenza e in provincia le tavole sono state imbandite per festeggiare con parenti e amici il giorno più atteso dell’anno.
“Un pranzo ricco, ma fatto di piatti della tradizione, realizzati per lo più con le materie prime del mondo agricolo”, ha commentato Martino Cerantola, presidente Coldiretti Vicenza.
Sono tornate quindi le grandi tavolate, con una media di nove persone a condividere i menu della festa, soprattutto parenti ed amici.
Per la preparazione casalinga del pasto principale del Natale è stato stimato un tempo medio di 3,8 ore, con uno storico ritorno al ‘fai da te’, che non si registrava da oltre cinquant’anni. Un ritorno al passato determinato, però, da motivazioni diverse con i giovani in particolare, che si gratificano ai fornelli e la cucina ed il buon cibo che si affermano tra le nuove generazioni come primarie attività di svago, relax ed affermazione personale.
“Lo show cooking per gli amici si afferma come appuntamento dei momenti di festa e spinge anche verso una scelta attenta degli ingredienti, con una tendenza elevata alla ricerca di materie prime fresche e genuine direttamente dai produttori, per assecondare la crescente voglia di conoscenza sulle caratteristiche del prodotto e sui metodi per ottenerlo, da raccontare a tavola a parenti ed amici”, ha confermato Cerantola.
Lo spumante si conferma come il prodotto immancabile per nove vicentini su dieci (91%), con varietà autoctone di indubbia rilevanza, mentre il panettone, con il 79% delle preferenze, batte di misura il pandoro fermo al 72%.
“Le tavole si sono arricchite di prodotti tipici locali – ha spiegato Cesare Magalini, direttore di Coldiretti Vicenza – Il pranzo vicentino, così come avviene in gran parte del Veneto, si contraddistingue per il tradizionale antipasto di salumi vari (soppressa e salsiccia luganega), tra i primi brodo di cappone, risotto al radicchio, gnocchi al sugo d’anatra. Come secondi, polenta e baccalà, alla vicentina, naturalmente, bollito di manzo al cren con l’immancabile purè di patate. Tra i dolci, il pandoro di Verona, la mostarda con il mascarpone, il mandorlato di Cologna Veneta. Per innaffiare il tutto i vini vicentini non mancano, ma il brindisi augurale è lasciato alle bollicine, con una preferenza importante per il Prosecco di Conegliano o di Valdobbiadene, ma una crescita significativa anche del Durello”.
“Le scelte di acquisto di questi giorni hanno fortemente condizionato il futuro di molte aziende – ha concluso Cerantola – incidendo anche sulla difesa del patrimonio di biodiversità, dell’ambiente ed il contrasto alla crisi climatica. La nostra agricoltura nazionale, infatti, è la più green d’Europa, con 299 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5125 prodotti tradizionali, la leadership nel biologico con 72mila operatori del biologico, il primato della sicurezza alimentare mondiale con il maggior numero di prodotti regolari per la presenza di residui chimici”.
di Redazione Altovicentinonline