- AltoVicentinOnline - https://www.altovicentinonline.it -

Schio. Ancora polemiche e accuse sul ricordo di Ramelli

Il ricordo di Sergio Ramelli voluto in consiglio comunale lascia ancora strascichi a Schio. “E’ la contabilità dell’odio, tutte le vittime devono essere ricordate”, commenta il consigliere comunale Alex Cioni. “Ricordare questa morte nel giorno della Liberazione, è una provocazione. Significa che non siete antifascisti e che non accettate la grammatica democratica” aveva risposto il consigliere di maggioranza Carlo Cunegato nel corso della seduta consiliare.

“Cioni è ancora un fascista”. Il 18enne, militante del Fronte della Gioventù ucciso cinquant’anni fa a Milano durante gli anni di piombo, poteva quindi sì essere ricordato ma non in concomitanza col dì che celebra il 25 aprile. Giorno della Liberazione e coronamento della Resistenza. “Bisogna smetterla con questa ipocrisia. Non è possibile che chi governa in democrazia non riconosca la religione della Resistenza, da dove è nata la democrazia-ha detto Cunegato nel corso del consiglio comunale, scrivendo poi in un post su Facebook-Non ce l’ha fatta, ma ha tentato di rovinare tutto, il consigliere di Fratelli d’Italia Cioni che, in un contesto in cui eravamo d’accordo tutti di celebrare questa festa della città, festa di tutte le forze politiche democratiche, con un consiglio straordinario, ha deciso di ricordare Sergio Ramelli, un ragazzo del Fronte della Gioventù, ucciso nel 1975. Questo intervento provocatorio e fuori luogo dimostra , ancora una volta, una cosa inquietante. Nel primo partito del nostro paese ci sono ancora molti fascisti, che soffrono e non riescono a celebrare la Resistenza. Persone che, come nell’intervento di ieri (ndr 29 aprile) di Cioni, non capiscono che essere fascisti o antifascisti non è la stessa cosa. Perché il fascismo ha abolito la democrazia, ha soppresso la libertà di stampa, distrutto i partiti, represso i dissidenti, emanato le leggi razziali, ha collaborato con i nazisti nella deportazione nei campi di sterminio di tutte le persone considerate diverse, come gli ebrei, i rom, gli omosessuali, i dissidenti politici. Al contrario, i partigiani e la Resistenza hanno costruito la Costituzione, la democrazia, la libertà, il pluralismo, un’idea di società che tiene se ci sono i diritti sociali e il Welfare. Con questa sua celebrazione fuori luogo, Cioni ci ha detto una cosa chiara, lui non si riconosce nei valori della Liberazione dal fascismo, perché è ancora fascista. Una vergogna.Il consigliere di Fratelli d’Italia ha provato a rovinare questa festa, ma Schio ieri si è dimostrata bella, democratica, libera, antifascista. Avere queste persone al governo del paese, però, non rassicura”

“Quale provocazione è ricordare un giovane morto per le sue idee?”«Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale di Schio ho voluto ricordare nel cinquantesimo della morte, Sergio Ramelli, ragazzo di 18 anni massacrato a colpi di chiave inglese da militanti di estrema sinistra, colpevole solo di aver espresso liberamente un’opinione attraverso un tema scolastico. Un gesto sobrio, rispettoso, doveroso. Eppure, il mio intervento è stato definito una provocazione soltanto perché avvenuto al termine della seduta nella quale si celebrava l’80° anniversario della Liberazione. Ma quale momento migliore per ricordare un giovane ucciso per le sue idee, se non nel giorno in cui si celebra la libertà?» – dichiara Alex Cioni, consigliere comunale e dirigente provinciale di Fratelli d’Italia-Il solo evocare una memoria “non allineata” ha generato fastidio. Eppure, nessuna forzatura ideologica, solo il ricordo di un ragazzo ucciso per le sue idee, eppure il sindaco e la maggioranza hanno scelto di non dire nulla, lasciando campo libero a chi ha etichettato quel ricordo come provocazione. Un atteggiamento grave, soprattutto in un contesto come quello di Schio, città segnata dall’eccidio delle carceri del 6-7 luglio 1945, quando 54 persone inermi furono assassinate a guerra finita. E mentre qualcuno ancora oggi arriva a giustificare quell’orrore, un intervento in memoria di un ragazzo massacrato diventa “scomodo”. È una distorsione della storia e della coscienza civile che non può passare sotto silenzio».  

«Nel frattempo, a Vicenza, una mostra dedicata a Sergio Ramelli ha suscitato reazioni sconcertanti. Il jazzista Antonio Gallucci ha scelto di boicottare un locale solo perché ha ospitato l’esposizione, come se raccontare la storia di un ragazzo ucciso per un tema scolastico fosse un atto offensivo. Contestualmente, manifesti commemorativi sono stati imbrattati con disegni di chiavi inglesi e frasi minacciose: una chiara istigazione all’odio politico, che Gioventù Nazionale Vicenza ha giustamente denunciato».

«Chi ha voluto quella mostra – come i consiglieri Giorgio Conte e Nicolò Naclerio – ha avuto il coraggio di portare a Vicenza una testimonianza storica che dovrebbe unire, non dividere. Eppure, il timore di rompere un certo conformismo ideologico resta fortissimo, come dimostra l’assenza del sindaco Possamai e la scelta del silenzio da parte di molti. Ricordare Ramelli – come hanno fatto il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Presidente del Senato Ignazio La Russa e numerose amministrazioni – non è un atto divisivo ma un dovere civile. La storia di Sergio non appartiene a una parte politica, appartiene alla nostra Repubblica, se davvero vogliamo definirla matura e democratica».

«Mi auguro – conclude Cioni – che anche il sindaco di Vicenza e la sua giunta trovino il coraggio di prendere le distanze dalle intimidazioni e di difendere la libertà di memoria. Come ha ricordato Gioventù Nazionale, le parole, ma anche i silenzi, possono armare la mano di chi ha bisogno solo di un pretesto per tornare alla violenza. E quando si tace davanti all’odio, si rinuncia al ruolo che la democrazia ci affida».

di Redazione AltovicentinOnline

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su: