Per i precari nascono le graduatorie locali. Si applicherà il ruolo regionale anche agli insegnanti non abilitati di terza fascia (toccati da un recente accordo-sanatoria tra sindacati e ministro). Il trasferimento dei docenti veneti verso altre Regioni «sarà consentito». Sul fronte stipendi lo strumento che garantirà gli aumenti ( 150-200 euro ai docenti che entreranno nel libro paga della Regione) saranno i “contratti integrativi regionali”. Varranno anche per presidi, dirigenti amministrativi e bidelli. E sarà il Veneto, che da sempre lamenta i troppi precari nelle sue scuole e i troppi trasferimenti di insegnanti dal Sud ,a definire il «fabbisogno regionale di personale» e a distribuirlo. Le bozze sull’autonomia, quelle di febbraio che erano segrete, ora sono nelle mani della stampa nazionale che le sta passando sotto la lente d’ingrandimento in questi giorni.

Il Veneto, per esempio, secondo quanto si legge sui documenti che stanno dividendo e creando non poche polemiche soprattutto da parte dei sindacati, potrà riorganizzare «il sistema educativo regionale» anche in relazione al «contesto sociale ed economico». Potrà intervenire, quindi, sulla valutazione scolastica «introducendo ulteriori indicatori legati al territorio». Potrà nascere una “pagella regionale” con materie ispirate «dal contesto». Nei professionali del Bellunese ci potranno essere, per esempio, discipline legate all’industria dell’occhiale.

Sotto il dominio regionale passerebbero anche le scuole paritarie. Con gli ultimi 5 mesi di lavoro da parte della ministra degli Affari regionali, Erika Stefani, le due Regioni del Nord hanno chiesto potere completo sulle borse di studio universitarie e le residenze per studenti: già in mano alle Regioni, potranno integrarle con incentivi e servizi. Passa all’amministrazione locale la ricerca scientifica e tecnologica «a sostegno dell’innovazione per i settori produttivi». Veneto e Lombardia faranno propria l’edilizia scolastica. Non ci sono novità, per ora, sui concorsi, già su base regionale.

L’Emilia-Romagna, per ora, chiede principalmente la gestione autonoma dell’organizzazione della rete scolastica, la programmazione della dotazione degli organici e la realizzazione di un sistema integrato di istruzione secondaria di secondo ciclo e formazione professionale, per «sviluppare competenze in coerenza con le opportunità occupazionali del territorio e le professionalità richieste dalle imprese». Le bozze del Veneto e della Lombardia, invece, rappresentano l’avanguardia più ‘aggressiva’ .

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia