Nessun favore alla lobby dell’azzardo: la Regione Veneto sta utilizzando tutti gli strumenti legislativi disponibili per aiutare i Comuni a contingentare punti di gioco e orari e arginare così il più possibile la ‘piaga sociale’ dei giocatori patologici. Ricordo che le direttive nazionali prevedono per le macchinette (Slot, Vlt e Awp) non più di 6 ore di interruzione obbligatoria al giorno. La legge veneta, con il provvedimento ora adottato dalla Giunta regionale del Veneto, aiuta a uniformare in tutto il territorio regionale gli orari di chiusura obbligatoria, per evitare che i giocatori migrino da un comune all’altro per soddisfare il proprio bisogno compulsivo”.

L’assessore regionale alla sanità e al sociale, Manuela Lanzarin, difende la ‘ratio’ del provvedimento adottato dalla Giunta (e ora al vaglio del Consiglio veneto) che istituisce tre fasce orarie di stop obbligatorio per apparecchiature e punti gioco, uguali in tutto il territorio regionale: dalle 7 alle 9 del mattino, dalle 13 alle 15 e dalle 18 alle 20. Tre fasce individuate ascoltando esperti, addetti ai lavori e autorità locali, al fine di tutelare le categorie più a rischio (minori, casalinghe, disoccupati, anziani) riducendone l’esposizione al richiamo delle slot.

La delibera di giunta prevede testualmente che i comuni ‘possano aggiungere alle predette fasce orarie anche ulteriori fasce orarie di chiusura, anche in relazione alla situazione locale’ – aggiunge l’assessore – Rafforza quindi la possibilità degli enti locali di dare una ‘stretta’ all’accesso delle slot machines. Chi, tra i consiglieri regionali, ci accusa di aver adottato un provvedimento troppo morbido e accondiscendente nei confronti dell’industria del gioco, evidentemente non ha ancora letto la nostra delibera e dimostra di non conoscere il quadro regolatorio nazionale, frutto dell’accordo raggiunto nella Conferenza unificata del 7 settembre 2017. Un accordo nel quale la Regione Veneto ha difeso, a gran fatica, la possibilità degli enti locali di applicare misure più restrittive e di difenderle in sede giudiziaria dagli immancabili ricorsi intentati dall’industria del gioco”.

Se i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che sono forza di governo, hanno veramente a cuore la salute pubblica – conclude l’assessore – perché non fanno approvare norme nazionali più severe, che consentano a Regioni e Comuni di spegnere le ‘macchinette mangiasoldi’ e contrastare con più efficacia il gioco patologico? Evidentemente gli incassi garantiti dall’industria del gioco contano di più della salute dei cittadini e del benessere delle comunità”.

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