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Thiene. Accattoni al supermercato, l’ombra del racket

Basta con gli accattoni a Thiene, che si piazzano fuori dal supermercato allungando la mano, chiedendo il soldo, anche con insistenza. Gente, soprattutto giovani nordafricani che, nel giro di poche ore, racimolano dai 50 ai 60 euro. Ma se si vedono allungare un pacco di biscotti rispondono di “no”. Una falsa povertà o i tentacoli di un racket che a Thiene, ma non solo, trarrebbe profitto nell’accattonaggio organizzato, facendo leva sul buon cuore delle persone?

E’ quello su cui Alberto Samperi, assessore comunale alla sicurezza, sta lavorando assieme a Giovanni Scarpellini, Comandante della Polizia Locale di Thiene. Sfruttando  anche la novità introdotta dal ‘decreto sicurezza’.
“Sono stati modificati alcuni articoli del codice penale, relativi all’accattonaggio molesto- spiega Samperi – A Thiene abbiamo alcuni casi, su tutti l’attenzione è concentrata al supermercato A&O di via Gorizia ed il Panificio Pastori in via S. Maria Maddalena. Credo che in entrambi i casi si possa configurare la fattispecie del modo molesto di chiedere l’elemosina e del ricorso a mezzi fraudolenti per destare l’altrui pietà”.

Nel mirino i supermercati
Ma la lista si allunga, man mano che ci si posta dal centro. Come accade anche al Conad di via Dei Quartieri dove, sole o pioggia che sia, c’è sempre un ragazzo di origine nordafricana a dare il ‘buongiorno’ o il ‘ciao signora’, cacciandosi in tasca la monetina da 1 o 2 euro.
Giovani che si piazzano alle porte del negozio di turno, che non obbligano nessuno a dargli il soldo, ma lo ottengono. La differenza tra il vero bisognoso e l’accattone pietoso la fa non solo la bontà dei thienesi, che aprono il portafoglio per fare quello che pensano sia un gesto di umanità, ma anche la molestia.

business della carità, lava la coscienza, “ma non fa del bene”
“Quello che però vorrei verificare con un supplemento di indagine è se dietro a questi soggetti africani, per lo più profughi con permesso umanitario, non vi sia un’organizzazione dedita al profitto attraverso l’attività di accattonaggio organizzato – continua l’assessore Samperi – Penso che il dubbio possa sorgere in considerazione del fatto che queste persone si spostano anche da lontano per svolgere questo lavoro”.

Un lavoro investigativo reso difficile dalle bocche cucite dei mendicanti, ma che non ferma comunque il Comandante  Scarpellini che il ‘vivere quotidiano’ della città lo conosce molto bene. “Ci sono state alcune molestie in tal senso, anche con querela – spiega – Episodi che ci vengono segnalati e ci permettono di intervenire. Ma se non cambia la cultura delle persone, questi circuiti continuano ad alimentarsi”.
“Sicuramente dietro a tutto questo c’è un grosso business –  conclude il Comandante Scarpellini  – Ma per troncarlo serve anche cambiare l’atteggiamento di chi fa l’elemosina. Persone convinte di fare un’opera di bene, mettendosi a posto la coscienza, ma non è così”.

“Sarebbe importante che le persone capissero che non stanno facendo l’elemosina a dei poveri, ma che probabilmente stanno alimentando un racket organizzato- conclude Alberto Samperi -Per averne la prova basterebbe donare a queste persone del cibo anziché del denaro e vedere come reagiscono. Doniamo cibo, non denaro”.

Paola Viero

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