Oliviero Toscani chiede scusa ai veneti, scrivendo direttamente al presidente Luca Zaia. Una risposta dai toni ironici, come quando il pubblicitario si lamenta per le 48 ore di ultimatum concesse dal governatore per tornare sui suoi passi: “persino le ingiunzioni dell’Isis lasciano 72 ore alla risposta”.
Toscani, che si dichiara “leghista atavicamente, essendo lombardo”, giudica ora il linguaggio veneto, avvolto dai fumi del vino, “atavicamente ubriaco”. “Quindi chiedo ancora scusa a lei, che è il presidente di tutti i veneti astemi, degli alcolisti sobri e dei bevitori moderati – afferma – per il linguaggio un po’ leghista che ho usato per fotografare i miei simpatici amici del Veneto”. Pentito, dunque, ma non del tutto. “Nella sostanza, però, dentro di me, confermo tutto. Perchè c’è un rapporto forte tra territorio, aria, fuoco, odori, saperi e sapori – elenca – sapori veneti come la polenta, il fegato alla veneziana, il baccalà alla vicentina, risi e bisi, il risotto alla trevigiana e le bolle acide del Prosecco, l’alcolicità dell’Amarone, la tossicità del Clinto, la bella inconsistenza del Valpolicella, il tannino del Recioto di Soave, l’amarezza del Bardolino, l’asciuttezza del Pinot, il verdognolo del Verduzzo”. Nella chiusa della lettera Toscani, oltre ad augurarsi di incontrare presto i veneti,” per una fantastica bevuta alla salute dell’Italia Unita”, porge a Zaia il suo personalissimo ramoscello d’ulivo. “Sono sicuro che, questa volta, la sua gentilezza e quella di tutti i veneti prevarrà, sicuramente mi perdonerete – conclude – invece di perdere tempo, denaro energia e simpatia nelle infinite vie legali”.