I carabinieri e il pm di Milano sospettano, tra le varie ipotesi, che Erika Ferini Strambi, 53 anni, trovata cadavere mercoledì scorso nelle campagne tra Pantigliate e Peschiera Borromeo, in provincia di Milano, sia stata uccisa.
La donna era scomparsa nella notte tra il 5 luglio e il 6 luglio ed è stato un agricoltore a scoprire il corpo, a circa 200 metri dall’auto della donna, una Mini Cooper finita in una fossato. A riferire i dettagli delle indagini sono oggi alcuni quotidiani.
Le ultime immagini della donna sono state riprese dalle telecamere che hanno registrato il suo girovagare, dopo una serata trascorsa in un bar, alla guida e da sola in auto sulle strade provinciali tra l’aeroporto di Linate e il Lodigiano, sempre nella direzione opposta a quella che l’avrebbe riportata a casa, a Milano, dove viveva da sola.
La Mini aveva le portiere chiuse e le chiavi all’interno e il corpo era in un’area difficile da raggiungere, soprattutto perché la 53enne si muoveva con le stampelle a causa di una disabilità che l’aveva colpita alla nascita. I militari non hanno trovato né la borsa né i documenti né il cellulare. Un altro elemento che insospettisce sono gli slip sfilati e lasciati accanto al corpo e che portano a ipotizzare che la 53enne, che aveva un lavoro nel settore delle risorse umane di Luxottica, possa avere incontrato qualcuno prima di morire.
L’analisi dei tabulati telefonici finora non ha dato risultati. Il telefonino della donna è spento dall’alba del 6 luglio e ha agganciato sempre la stessa cella. È possibile quindi che si sia scaricato, magari dopo essere stato gettato in qualche anfratto.
Nota di Redazione
Alessia, Francesca, Lilly, Chiara, Manuela, Eleonora, Gaia… ormai una dolorosa processione di nomi e di volti, vite che sono state spezzate troppo presto. Quella dei femminicidi sta diventando una tragedia a cui, poco a poco, ci stiamo abituando, che non ci tocca più di tanto, che non produce più sussulti e indignazione. Eppure non dovremmo girarci dall’altra parte come spesso vediamo fare dai lettori che nemmeno si indignano più davanti all’ennesimo fatto di cronaca. Ma noi continuiamo a raccontarveli, anche se sembra non vi interessi più che una donna che potrebbe essere vostra madre, vostra figlia o vostra nipote, sia stata massacrata anche oggi.
Qualcuno dirà “che ci possiamo fare?”. Troppo facile. Bisogna indignarsi perchè restare indifferenti significa diventare complici di quella violenza che condanniamo, da cui prendiamo le distanze e che non vogliamo per il futuro dei nostri figli.
di Redazione AltovicentinOnline
