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Adozioni, nonostante la burocrazia,le coppie dell’Alto Vicentino non si lasciano scoraggiare

Nonostante la burocrazia che tortura anche le coppie desiderose di  un figlio, sta risalendo il numero di richieste di adozione nell’Alto Vicentino. Lo conferma Valeria Tosi, coordinatrice del servizio accoglienza familiare dell’Ulss 4. ‘ Il nostro distretto ha sempre avuto numeri piuttosto elevati,quanto a disponibilita’ di accogliere un bambino , anche se ultimamente le cifre stavano precipitando.

La presentazione delle disponibilita’ nell’Alto vicentino ha raggiunto il picco nel 2006, con ben 46 richieste di studi di coppia,ma ha riscontrato poi un calo, culminato l’anno scorso. Per il 2012 si puo’ sperare in una previsione un po’ piu’ ottimistica, visto che nei primi sei mesi ci sono gia’ state 21 presentazioni di disponibilità’.
Evidentemente c’e’ qualcosa che scoraggia i futuri genitori nella loro intenzione generosa: ‘Il cammino dell’adozione è complesso e presenta varie difficoltà che possono far perdere la fiducia – dice Valeria Tosi.
La burocrazia purtroppo sommerge le intenzioni delle coppie, ed i tempi di attesa mortificano il forte desiderio di genitorialità che spesso le ha portate alla loro scelta, anziche’ gratificarlo.

L’iter burocratico parte dalla formazione attraverso corsi specifici, per passare poi alla presentazione di disponibilità dei futuri genitori al Tribunale per i minori di Venezia.
Quest’ultimo incarica l’Ulss dell’indagine psicosociale per la valutazione dell’idoneità e per la migliore ipotesi di abbinamento.
Subentra quindi una fase di esplorazione della coppia che spesso è vissuta un po’ faticosamente dai futuri genitori. ‘Mi rendo conto che e’ importante accertarsi che il bambino entri in una realta’ familiare accogliente – ricorda Diego Ballardin, ora felicemente padre di un ragazzo adottato – pero’ e’ stato un po’ difficile, per una persona che si considerava ‘normalissima’ come me, sottoporsi a tutti questi accertamenti’.
Verifiche che, purtroppo, riguardano anche le possibilita’ economiche della coppia: Cristiana Vinco, mamma adottiva che volentieri racconta la sua esperienza, tutto sommato positiva, anche se frutto di tenacia e convinzione, confessa: ‘ Se i genitori abitano in un miniappartamento , viene loro fatto capire che e’ necessaria una casa piu’ grande’.

I dati sull’idoneita’ nella nostra regione sono piuttosto elevati, ma non mancano i decreti di non idoneità ed in questo caso, la coppia veramente motivata puo’ solo decidere se presentare ricorso o cercare di ‘affrontare le problematiche rilevate’ e poi ripresentarsi.Ennesima prova per una famiglia che, comunque, sta gia’ facendo una scelta impegnativa.
Una volta ottenuta l’idoneità, si entra nel vivo del problema, dovendo scegliere un’associazione accreditata di riferimento. ‘E’ un mondo nuovo e abbastanza confuso per due genitori alla prima esperienza – commenta Cristiana Vinco – a volte puo’ capitare di trovare l’associazione che tratta il paese desiderato, ma scoprire poi che non lavora con il Veneto. Ci si affida alle chiacchiere della gente  o all’impressione che ti fanno le persone che incontri’.
Sono risapute le tariffe piu’ o meno alte dei paesi di origine. Ci si deve scontrare con le normative di ciascuna nazione, che a volte impongono limiti sull’eta’ del bambino in relazione a quella dei genitori – da cui lunghe attese se non ci sono bambini adottabili in quella certa fascia d’eta’- e che in generale privilegiano le adozioni nazionali, trattenendo i bambini piu’ a lungo.
I costi medi di una adozione internazionale si aggirano intorno ai 20 mila euro, divisi fra iscrizione all’associazione e quota annuale, pratiche nel paese di origine del bambino e viaggio con lunga permanenza all’estero, con una conseguente assenza prolungata che, nella maggior parte delle realtà lavorative, non e’ certo garantita come un diritto.
I tempi medi di attesa del bambino dopo l’idoneità nella nostra zona sono di circa tre anni, un po’ meno negli ultimi tempi, ma l’attesa può durare anche di più se si desidera un bambino piccolo. Per una famiglia disposta ad accogliere un figlio di 8 o 9 anni, magari proveniente dalla Colombia o dall’India, si possono accorciare anche ad un anno.
Più ‘economica’ l’adozione nazionale, che pero’ ha altre problematiche legate all’eta’ ed allo stato di salute dei piccoli.

E poi, una volta coronato il sogno di abbracciare il figlio, ci sono ancora situazioni da risolvere: ‘Sono bambini con un enorme bisogno riparativo, che necessitano di un ambiente capace di accettare la loro storia di vita- spiega Valeria Tosi.
‘Le associazioni non ti abbandonano in questi momenti- rassicura Cristiana – ed e’ importantissimo potersi confrontare con altri genitori che vivono la tua stessa esperienza’.

Con tutto ciò, l’età media dei bambini adottati si sta alzando – le stime nazionali parlano di 6 anni almeno- e questo a fronte di una statistica sul fallimento adottivo che rivela chiaramente una percentuale più alta in età adolescenziale…è come dire che alla famiglia ed al bambino vengono tolti anni utili per rafforzare il legame prima del momento della probabile crisi!
Se a questo panorama aggiungiamo la crisi economica del momento, i ripensamenti a fronte non solo dei costi iniziali, ma anche dell’impegno di mantenere poi a lungo termine il figlio, di farne parte dell’asse ereditario in una prospettiva futura, le incertezze sulla conservazione del posto di lavoro a fronte di situazioni problematiche etc., ecco spiegato il fenomeno del calo delle disponibilita’ e , di conseguenza delle adozioni che vanno a buon fine.
E se poco c’e’ per un bimbo sano, anche se sfortunato, ancora meno rimane per chi è nato con un problema.
‘Ho conosciuto una famiglia- ricorda Cristiana Vinco – che su due adozioni ha ricevuto per errore una bambina con un handicap serio. L’associazione ha chiesto scusa, ma il problema e’ rimasto’.

‘Il minore ha diritto a crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia»,recita il primo articolo della L149/2001, sulle adozioni. Ma siamo sicuri che il «sistema’ sia adeguato a garantire questo diritto?
In conclusione, se di generosita’ c’e’ bisogno per queste creature , forse si potrebbe fare qualcosa di piu’ per sostenere questa generosità.

U.D.A

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