Il taglio dei costi di Musk alla Pubblica Amministrazione americana sbarca anche in Italia.
Subito dopo una lettera ai dipendenti, in cui il tycoon chiedeva di “illustrare le attività svolte nell’ultima settimana”, è arrivato tranciante il blocco delle carte di credito.
Senza alcun preavviso, i dipendenti civili, anche italiani, della base vicentina, che si occupano di acquisti, si sono visti azzerare i plafond e bloccare le carte di credito, pare al momento per almeno 30 giorni.
L’ordine esecutivo risalente al 26 febbraio, mira a migliorare la trasparenza e l’affidabilità della spesa federale per contratti, sovvenzioni e prestiti, in attesa di elaborare un nuovo sistema tecnologico centralizzato che permetta al Governo americano di monitorare ogni pagamento con relativa documentazione.
Gli addetti agli acquisti della base, che si occupano di gestire le spese per varie esigenze di manutenzione dell’infrastruttura militare con sede a Vicenza, utilizzata dall’aeronautica statunitense, così, di punto in bianco, si sono ritrovati con un solo euro a disposizione nelle loro carte di credito governative.
Stessa sorte è toccata ai loro colleghi di Aviano. Esclusi dai tagli invece i dipendenti militari delle due basi.
È questa la notizia, lanciata dal Messaggero veneto, che ha messo in allarme anche le organizzazioni sindacali, che, dopo aver protestato vivacemente già contro la prima richiesta di “chiarimenti” di Musk ai dipendenti, stanno adesso cercando di capire come rispondere alle nuove direttive imposte dal Doge, il Dipartimento per l’efficienza governativa americano.
La paura di sindacati e lavoratori è che al taglio possa seguire un demansionamento dei dipendenti civili colpiti dal provvedimento, se non addirittura il licenziamento, nell’ambito della più ampia politica di spending review voluta da Trump e condotta da Elon Musk.
Per questo a gran voce è stato richiesto dalle parti sociali un intervento del governo italiano, così da fare chiarezza sulla situazione e tutelare i dipendenti della Base.
Fabrizio Carta