“Secondo le statistiche io ho davanti due anni ancora, ma prometto che festeggerò i 95 anni, perché non credo alle statistiche“. In un’intervista al Corriere della Sera, Giovanni Allevi apre con sincerità il suo cuore sul lungo percorso affrontato da quando ha ricevuto la diagnosi di mieloma.
Con un linguaggio diretto, tra momenti di sofferenza fisica e fragilità emotiva, il musicista parla delle “ventitré infusioni” a cui si è sottoposto, descrivendo gli effetti che mettono a dura prova il suo corpo: “Mi fa stare male per 10 giorni … come se avessi la febbre e anche il dolore alle ossa aumenta”, ma confermando che il farmaco “è potente ed efficace per la cura delle ossa”. Allevi racconta che non si tratta di chemioterapia, ma di una terapia che, pur dolorosa, serve a “rinforzare il tessuto osseo”. Le giornate dopo le infusioni sono segnate da debolezza, dolore e timore, ma anche da momenti in cui trovano spazio la speranza e la forza interiore: “Hai due possibilità: cedere alla disperazione o resettare tutto e guardare alla vita col sorriso… Io ho scelto questa seconda strada”.
Una parte importante dell’intervista è dedicata al docufilm Allevi – Back to Life, che sarà presentato alla Festa del Cinema di Roma ad ottobre. Il progetto nasce dall’idea di raccontare il suo “ritorno alla vita”, un viaggio tra musica, arte e ospedale, tra cui la composizione dell’opera MM22 nata proprio nel contesto della malattia. Allevi dice che, nonostante la sua riservatezza, ha compreso che la sua storia possiede “una forte valenza sociale” e che valeva la pena condividerla. In chiusura, Allevi confessa di voler dare coraggio: “Il mio sogno è che lo spettatore esca dalla sala con il cuore traboccante di gioia di vivere, e abbracci la prima persona che gli capiti davanti”. Quel desiderio racchiude il tema centrale dell’intervista: nonostante il dolore, la malattia, il rischio, Allevi sceglie, ogni giorno, di rinascere.