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Laurea honoris causa a Liliana Segre: “A mio marito che non scelse il fascismo”

“L’onore che l’università di Bologna mi fa, concedendomi la laurea ad honorem, è particolarmente gradito anche per i particolari legami che ci sono tra la mia famiglia e il vostro ateneo, dove nel 1900 si laureò mio nonno materno, e tra il 1946 e il 1947 mio marito, tornato dalla guerra. Sono molto orgogliosa di essere, da oggi, la terza laureata Alma Mater della mia famiglia”. La senatrice a vita Liliana Segre è intervenuta così a Milano, ieri pomeriggio, nel corso della cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Scienze filosofiche, che gli è stata attribuita dall’Università Alma Mater di Bologna.
“Mio marito- ha raccontato la senatrice- descriveva l’impazienza dei reduci che, benchè giovanissimi, erano passati da esperienze durissime e si sentivano alieni rispetto ai compagni di corso che non avevano fatto le stesse esperienze. Un disagio psicologico che aveva indotto anche lui a buttarsi a capofitto negli studi per recuperare gli anni perduti e laurearsi in fretta. Ed è alla memoria a mio marito che voglio regalare la laurea ad honorem di oggi, perchè Alfredo fu uno dei 600mila Imi (internati militari italiani) che vennero catturati dai tedeschi, deportati nei campi di prigionia e che scelsero di rimanere in condizioni durissime perchè non aderirono alla Repubblica Sociale Italiana”. “Mi sono spesso domandata come siano riusciti sia gli Imi, sia i partigiani, a compiere in quegli anni bui la scelta che li portò a resistere volontariamente a terribili privazioni- ha aggiunto- si calcola che dei 600mila Imi, più di 40mila morirono in prigionia. Si trattava di ragazzi molto giovani. Mio marito, l’8 settembre, aveva 23 anni. Ragazzi che nella loro vita non avevano conosciuto altro che il fascismo, ed erano stati immersi nella propaganda del regime senza mai venire a contatto con idee politiche diverse. Eppure, messi di fronte a scelte drammatiche trovarono in sè stessi qualcosa che li orientò”, ha detto la senatrice facendo poi un riferimento alla legge morale di Kant.
“Quei giovani, senza saperlo, si liberarono dell’indottrinamento fascista perchè scelsero di seguire la legge morale: una grande lezione di filosofia che si traduce in pagine di storia”.

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