Un documentario sugli assalti dei commando di Hamas del 7 ottobre 2023 sarà mostrato agli attivisti umanitari della nave della “Freedom Flotilla” non appena giunti nel porto israeliano di Ashdod: ad annunciarlo il ministro della Difesa Israel Katz, dopo il blitz dell’esercito di Tel Aviv a bordo della “Madleen”, diretta nella Striscia di Gaza con un carico di aiuti.
L’operazione militare, secondo testimonianze concordanti, è scattata in acque internazionali intorno alla mezzanotte.
Tra gli attivisti detenuti anche Greta Thunberg, svedese 22enne, ambientalista già nota per la mobilitazione a tutela del clima e del pianeta.
Con un messaggio sul social X, Katz ha sostenuto che sarebbe “appropriato” che Thunberg e gli altri attivisti assistano alle immagini degli “atti atroci” compiuti il 7 ottobre 2023. Stando al ministro, la giovane svedese sarebbe “antisemita” e supporterebbe Hamas
IL BLITZ CONTRO GLI ATTIVISTI, ORA AD ASHDOD
Sulla base delle testimonianze disponibili, corroborate da dirette trasmesse sui social da alcuni dei membri dell’equipaggio, il blitz contro la “Madleen” è cominciato con il lancio di sostanze urticanti sul ponte da parte di uno sciame di droni. Poi l’abbordaggio.
“Le comunicazioni con la ‘Madleen’ sono state interrotte” hanno riferito gli organizzatori della missione via Telegram. “L’esercito israeliano ha sequestrato la nave”.
E ancora: “L’equipaggio è stato sequestrato dalle forze israeliane”. A bordo della “Madleen”, un veliero di 18 metri che prima di dirigersi verso il Mediterraneo orientale aveva fatto tappa in Sicilia, si trovavano 12 volontari. Con Thunberg, anche l’europarlamentare franco-palestinese Rima Hassan. “Ci hanno lanciato addosso dei prodotti chimici, guardate” ha denunciato in diretta la deputata. “Questo è un altro crimine di guerra, bloccare una nave umanitaria è un crimine di guerra”.
Nel video si sono poi sentite urla. “Greta vai via di lì”, ha gridato qualcuno. Poi ancora Hassan: “Non sono pacifici, non sono pacifici”. La missione mirava a raggiungere Gaza, dove oltre due milioni di persone sono a rischio per i bombardamenti di Israele e per il blocco della gran parte degli aiuti umanitari, sempre imposto dalle autorità di Tel Aviv.
ALBANESE (ONU): LIBERARE FLOTILLA, AIUTARE GAZA È DOVERE
La richiesta della liberazione dei membri dell’equipaggio della “Madleen” e un appello a “rompere l’assedio”, un atto che è “un dovere legale per gli Stati e un imperativo morale per tutti”: questa la posizione espressa da Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi. Sul social X, la responsabile ha pubblicato foto della missione organizzata dall’alleanza Freedom Flotilla Coalition. La “Madleen” è stata assaltata nella notte da militari israeliani in acque internazionali. I 12 membri dell’equipaggio intendevano portare cibo e altri aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, regione palestinese sotto il fuoco dei bombardamenti di Tel Aviv dal 7 ottobre 2023. “Ogni porto del Mediterraneo dovrebbe mandare navi con aiuti, solidarietà e umanità a Gaza” ha sottolineato Albanese su X. “Navigheranno insieme, unite, e saranno inarrestabili”.
GAZA, APPELLI PALESTINESI E ISRAELIANI PER UMANITARI FLOTILLA
Appelli palestinesi e israeliani, di organizzazioni laiche, ebraiche e musulmane, per l’equipaggio degli attivisti umanitari della “Madleen”, il veliero della Freedom Flotilla Coalition assaltato nella notte dai militari di Tel Aviv. A denunciare e a chiedere la liberazione delle persone detenute sono state diverse ong di base nei Territori occupati. Tra queste Al-Haq, che ha sede a Ramallah. “Israele non ha alcuna autorità legale per limitare l’accesso alla Palestina, perché ciò è nell’esclusivo diritto del popolo palestinese” ha sottolineato l’organizzazione con un post sul social X. E ancora: “La creazione della carestia da parte di Israele come strumento di genocidio, e il suo blocco della Striscia di Gaza, sono pensati per isolare, frammentare e distruggere il popolo palestinese”. A prendere posizione anche ong con base in altri continenti e con altre prospettive. Un caso tra tanti è quello del Consiglio ebraico di Australia. In una dichiarazione sottoscritta dalla “ceo” Sarah Schwartz, l’organismo ha espresso “grave preoccupazione per gli attivisti a bordo della Gaza Freedom Flotilla” e ha chiesto poi “un intervento urgente” del governo di Canberra. “Assicuri”, si sottolinea nel testo, “il rilascio immediato della nave e la sicurezza dell’equipaggio”. Il Consiglio ha aggiunto: “Israele ha una storia di uccisioni di attivisti che cercano di consegnare aiuti umanitari a Gaza e dunque non ci si può fidare rispetto all’incolumità dell’equipaggio della Freedom Flotilla”. Il riferimento appare anzitutto ai fatti del 31 maggio 2010, quando la nave umanitaria Mavi Marmara fu intercettata da forze israeliane. Il blitz di Tel Aviv, condotto in acque internazionali, si concluse con un bilancio di dieci attivisti uccisi e decine di feriti.
Sui fatti di questa notte ha preso posizione anche Hamas, organizzazione politico-militare che controlla Gaza dal 2007. L’accusa nei confronti di Tel Aviv è di “terrorismo di Stato organizzato”. Israele considera a sua volta Hamas, che ha rivendicato gli assalti dei commando del 7 ottobre 2023, come una formazione “terrorista”.