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Matrimoni, disdette e filiera in difficoltà. Gli imprenditori: ‘Siamo all’ecatombe’

Un nuovo Dpcm che pesa come un macigno sulla testa di un milione di occupati, di cui 700 mila solo stagionali, la cui unica fonte di sostentamento è il lavoro nel settore wedding ed eventi.

Il movimento spontaneo, Italian Wedding Industry,   torna a chiedere aiuto.  Stime alla mano, nel 2020 in Italia erano stati programmati 219.405 matrimoni di cui 210.258 italiani e 9.147 stranieri, con un fatturato diretto complessivo di 10 miliardi, che si dovevano dividere tra 7,3 miliardi circa per i matrimoni italiani e 2,7 miliardi per i matrimoni stranieri.

“Un fallimento è per sempre – dichiara Barbara Mirabella – e non c’è più tempo per le parole: l’intera filiera ha bisogno di aiuti concreti per prevenire l’ecatombe definitiva del comparto del matrimonio e degli eventi. Durante il lock-down ho messo tutta la mia esperienza anche a servizio di questo settore strategico, del quale conosco le grandi capacità e le imponenti ricadute sul territorio, oggi azzerate dalle decisioni affrettate e incoerenti del Governo.Non possiamo lasciare che Roma infligga il colpo letale alla wedding e event industry, senza un tavolo di concertazione, né paracadute per le imprese. È all’insegna del fondamentale valore dell’equità tra i diversi settori produttivi, che l’intera filiera chiede di ricevere lo stesso trattamento di chi, ad esempio, viaggia in aereo: se è consentito che due persone sconosciute siedano vicine a bordo di un aeromobile, siamo convinti che i professionisti del settore possano garantire condizioni igienico-sanitarie necessarie per organizzare dei matrimoni a cui partecipano più di 30 persone, numero ad oggi consentito”.

Celle frigorifere stracolme di cibi per i matrimoni di questo weekend, migliaia di fiori freschi, acquistati per diventare splendidi addobbi, ma adesso destinati ad appassire nel silenzio.

“Solo nelle prime 24 ore dalla firma del nuovo Dpcm – dichiara Umberto Sciacca – tutti gli operatori della filiera hanno ricevuto disdette da parte degli sposi, fortemente scoraggiati all’idea di festeggiare il giorno più bello della loro vita, circondati da un’atmosfera di terrore. Stiamo subendo un colpo ancora più duro di quello dell’inizio della pandemia, da parte del Governo centrale, che sembra non solo essere sordo alle nostre richieste di aiuto, ma soprattutto cieco al contesto generale. Risale al mese di settembre, dopo il lungo lock-down, il timido tentativo di ripartenza da parte delle aziende: queste ulteriori restrizioni avranno come unico risultato la celebrazione del funerale dell’intera filiera. In quanto imprenditore di un atelier di moda sposa, sposo e cerimonia, sento di rappresentare, una parte eccessivamente indebolita, del settore, visto che è stata indotta ad indebitarsi due volte e privata della possibilità di fare dei programmi a lungo termine insieme agli sposi”.
“L’ecatombe per noi è praticamene assicurata – dichiara Luca Damiani -. Quasi tutti gli eventi sono stati annullati, non rinviati. Il rischio, divenuto ormai certezza, è la chiusura e il trasferimento dei matrimoni in altri Paesi sia per la crisi economica, sia per la paura degli invitati a partecipare ad eventi in Italia. Alcune regioni italiane erano considerate la destinazione più importante del mondo per l’industria dei matrimoni, ma bastano davvero solo altre poche ore in queste condizioni lavorative e tutti gli sforzi di una vita andranno perduti’.

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