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Nel paese di Bengodi che bello essere stranieri

Ma l’Italia è o no il paese di Bengodi? Ammettiamolo: lo è. Senza sforzi particolari, senza vittimismi, ma con l’obiettività fornitaci dalla cronaca di, quasi, ogni giorno, abbiamo tutti gli elementi per definirci ‘Bengodiani’.

Chi arriva arriva vuol farla da padrone. Che sia arabo, rom, cinese o extraterrestre (arriveremo anche a questo ?), ritiene che dalle nostre parti non esista nulla che lui, lo straniero, non possa ribaltare. Niente regole, niente religione, niente, assolutamente, che vada rispettato. Anzi, al contrario, vogliono imporci le loro, di regole, le loro, di religioni, in pratica: siamo Noi loro ospiti e dobbiamo adeguarci.
L’ultima, in ordine di tempo, è la rivolta cinese avvenuta in Toscana.

Un normale controllo Asl, un di quelli che vengono effettuati in ogni ditta, italiana o no che sia, ha scatenato una rissa dalle dimensioni gigantesche: 300 feriti tra forze dell’ordine e rivoltosi cinesi.

Ora, senza andare a cercare il pelo nell’uovo, tipo “ha cominciato prima l’Italia, no, è stata la Cina”, vogliamo dirlo che così non va proprio?

Non va che il normale esercizio di un diritto ( svolgere un controllo di routine) debba essere contestato. Come non va che la formula dell’integrazione perfetta imponga alle scuole italiane di togliere il crocifisso dalle pareti di un’aula, o che le nostre regole debbano soggiacere alle loro.

Lo straniero va accolto, certo, è la prima legge di una democrazia sana e corretta, ma chi arriva va disciplinato, sappia che devono adeguarsi, loro, alla nostra condotta, i nostri principi. Mantengano pure le loro usanze, le loro religioni, ma non prevarichino le nostre.

Patrizia Vita

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