L’appuntamento più caro a Marino Finozzi è sabato 6 ottobre a Kaunas in Lituania, quando con la posa della targa dedicata a suo figlio inaugurerà ‘La casa di Stefano’, una dimora per bambini abbandonati ristrutturata grazie ad una raccolta fondi che ha fruttato 50 mila euro.
La partenza è prevista per venerdì, e ad accompagnare il presidente della onlus e la vice Roberta Manzardo ci saranno le volontarie LorenzaGambardi , Angelita Manzardo e Annamaria Fiengo, il notaio che gratuitamente ha costituito il comitato.
E’ un momento estremamente emozionante per l’assessore regionale al Turismo, che in tempi record ha dato una dimora dignitosa e calda a venti bambini che non hanno i genitori grazie ad una raccolta fondi che ha fruttato ben 50 mila euro. Cifra raccolta con l’aiuto di imprenditori e associazioni di categoria che hanno organizzato eventi, ma soprattutto grazie a tutti i volontari attivi, quelli che con vento e pioggia hanno venduto torte e organizzato manifestazioni. Grazie a tutti i cittadini che hanno comperato le torte e pagato i biglietti per partecipare agli eventi. E oltre alla cifra che ha permesso di realizzare ‘La casa di Stefano’, un ruolo fondamentale l’hanno giocato gli sponsor, quelli che hanno donato maglie, abiti, scarpe per vestire quei ragazzini che non avevano niente, e che in cambio hanno dato immensa soddisfazione a chi negli anni li ha visti crescere indossando sempre i regali ricevuti.
Finozzi, ci racconta come e perché è nata ‘La casa di Stefano’?
La conoscenza di alcune persone mi ha portato all’incontro con un vecchio prete esule che parlava italiano per aver lavorato a Radio Vaticana. Quando è tornato in Lituania ha trovato una situazione terribile, con alcolismo diffuso e un grande abbandono di minori. Non si può restare indifferenti, volevamo dare il nostro aiuto a questi bambini e in velocità, euro dopo euro, il progetto è partito.
Che cos’è ‘La casa di Stefano’?
E’ un vecchio asilo di Kaunas che era stato dato ad una signora che cresceva venti bimbi senza famiglia. Il tetto era in eternit, non aveva i serramenti, era in uno stato terribile. Con i 50 mila euro raccolti abbiamo sistemato tutto e fatto un bell’impianto di riscaldamento. Ora i bambini hanno una dimora dignitosa, una casa adeguata a crescere. Sono ragazzini sfortunati perché hanno subito l’abbandono da parte delle loro famiglie. Almeno possono vivere in un ambiente decoroso.
Avete speso tutti i soldi raccolti?
Tutti fino all’ultimo ed è un’immensa soddisfazione. Ci è voluto un anno di trattative prima di iniziare, più che altro perché volevamo essere sicuri di avere interlocutori affidabili, per non rischiare di veder sparire il denaro. Quando c’è stata l’occasione giusta, abbiamo fatto partire i lavori e in men che non si dica li abbiamo portati a termine.
Che cosa c’è di Marino Finozzi in questo progetto?
C’è il ricordo di mio figlio Stefano che è mancato ancora piccolo nel 2005. E’ il segno tangente di un bambino che aiuta altri bambini. Nella targa c’è la sua foto.
Che cosa c’è di così diverso in Lituania che noi dell’Alto Vicentino non possiamo capire?
C’era e c’è una povertà dilagante, con tutti i problemi che questa comporta: mancanza di lavoro, figli abbandonati, alcolismo. Ma devo sottolineare una cosa importante. Quando abbiamo iniziato il progetto il nostro nordest viveva ancora nel benessere e la Lituania con la sua povertà post-soviet sembrava lontana anni luce, per questo abbiamo deciso di intervenire lassù. Le cose sono cambiate moltissimo da allora .Abbiamo voluto inaugurare ‘La casa di Stefano’ e chiudere questo progetto adesso perché ci rendiamo conto che c’è bisogno anche qui di solidarietà. Il ‘ricco nordest’ ora conta tante persone in difficoltà che necessitano di aiuto e assistenza, adesso dobbiamo dedicarci a loro’.
‘La casa di Stefano’ sarà inaugurata sabato 6 ottobre a Kaunas in Lituania con la posa della targa che raffigura Stefano Finozzi. L’immagine di un bimbo sorridente come simbolo per dare speranza a quei ragazzini che, come ha spiegato Roberta Manzardo ‘hanno abbandonato la tristezza e ci hanno insegnato che una comunità basata sull’amore ha la stessa dignità di una famiglia di sangue. Quei bambini ci hanno fatto vedere che quando c’è la gioia nel cuore, basta un pallone nel parcheggio di un supermercato per farci sentire tutti felici come se stessimo giocando allo stadio di Maracanà’.
Anna Bianchini