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Tonezza. Ladro cade nel burrone: scusateci per l’informazione non completa e grazie per gli insulti

di Alessandro Ragazzo

Facciamo un gioco, in perfetto stile quiz. Provate a rispondere nella vostra mente a queste domande: quanto vale la vita di un (qualsiasi) ragazzo? Tutti (sottolineo tutti) hanno diritto a essere soccorsi e curati in caso d’incidente oppure si devono fare delle differenze? Ancora: sui social si può insultare liberamente oppure si va incontro a dei rischi? E perché si offende? Perché insegnare (non giudicare, insegnare) il lavoro a una persona, quando nella vita si fa tutt’altro? In tutta onestà, di domande simili se ne potrebbero fare altre dieci, cento, mille ma già bastano e avanzano per alcune considerazioni sui cosiddetti “leoni, o leonesse, da tastiera”, i professionisti dell’odio gratuito, sport preferito da molti (troppi), incuranti dei rischi che si corrono, dimostrando ignoranza e maleducazione. I social sono un ottimo strumento di democrazia, di confronto, di arricchimento. Quando ci si prende a male parole, beh, allora le cose cambiano.

Sabato 10 settembre 2022, ore 15.02, pagina Facebook di AltovicentinOnline. Si pubblica la seguente notizia: “Tonezza. Ragazzo ruzzola nel bosco: è grave. Interviene l’elisoccorso”. Con il passare del tempo, si vengono a sapere altri particolari della vicenda (si trattava di un ladro intento a scappare), non scritti nell’articolo, che la direzione del sito decide (non evita, decide!) di non mettere, perché considerati non importanti ai fini della storia. Chiamasi, per chi non lo sapesse, linea editoriale, perché ogni giornale ce l’ha: dal The New York Times al foglietto parrocchiale. E fin qui passi. Inoltre c’è una deontologia, che si voglia o no. E anche questa passi. Non passano, invece, gli insulti, i commenti in stile “Ma chi vi ha dato il lavoro come giornalisti? Le notizie scrivetele giuste, se no dove lavoro io cercano personale per pulire i cessi” oppure “L’elisoccorso non doveva neanche scomodarsi”, riferito al malvivente finito all’ospedale. A quest’ultima domanda, facciamo direttamente rispondere l’articolo tre della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Dunque tornando al quiz la risposta corretta è: tutti hanno diritto a essere soccorsi.

Sull’invito ad andare a pulire i gabinetti (per altro mestiere nobilissimo come qualsiasi altra professione), con che diritto si offende? Perché si devono mettere in dubbio le capacità altrui sempre e comunque? Chi si permette d’insegnare al dentista come curare una carie quando manco si sa com’è fatta una pinza? Forse il dentista ha studiato, e molti anni, per prendere in mano quella pinza per farti guarire. Beh, che si voglia o no, anche per fare il maltrattato mestiere del giornalista si deve studiare, c’è un esame da superare, ci sono delle tappe da superare, ci sono parecchie cose da sapere e ci si deve aggiornare. C’è qualche pecora nera che fa male il proprio lavoro? C’è in tutte le categorie, senza essere ipocriti e fare le vergini. Si sbaglia? Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.

Durante la pandemia, dai soliti bene informati dei social se ne sono sentite di ogni tipo, mettendo addirittura in dubbio la professionalità di esperti. Tutti si sentono tuttologi, tutti si sentono in diritto di dire e spiegare (!!!) cose di cui non sanno. E guai a contraddirli, perché hanno la verità in tasca. E scattano le offese, senza collegare il cervello alla tastiera. Già, le offese, troppo spesso gratuite e di cui la gente non conosce manco le conseguenze. Poi quando sentono il termine “querela”, allora ritrattano, chiedono scusa, si sgonfiano. Diventano conigli impauriti all’idea di dover pagare un risarcimento danni per diffamazione a mezzo stampa. Quando li trascini in tribunale tirano fuori la famiglia che devono mantenere, si appellano al fatto che non sapevano che l’insulto può portare a sborsare un risarcimento danni. Da leoni da tastiera si trasformano in pusillanimi che chiedono perdono. Dopo averci massacrati pubblicamente, ci chiedono di essere clementi e di avere pietà per le loro famiglie da mantenere. Ci implorano di mediare pensando ai loro bambini. E noi lo siamo, anche davanti a reati previsti dal codice penale. Ma siamo stanchi di esserlo! Proprio per quel buonismo, che utilizzate come arma quando ci offendete con le parole che uccidono più dei coltelli.

Se foste voi gli insultati sui social, come reagireste? Vi farebbe piacere? Sfido chiunque a rispondere: “Sì, voglio essere insultato”. Invece sui social è lecita ogni cosa. Eh no, non è proprio così, perché ci sono sentenze a riguardo e basta leggere per informarsi, anziché sparare verdetti senza manco sapere di cosa si parla.

Nella vicenda citata del malvivente, AltovicentinOnline ha pensato solo di dare la notizia, come sempre fa con trasparenza e professionalità, non aggiungendo altri particolari considerati superflui: si parla di una persona, non di un oggetto. Se si tagliano mille alberi, la notizia è il gran numero di alberi tagliati, non la loro specie. È un di più.

A proposito, il ladro/ragazzo ruzzolato nel bosco era tunisino. Come la mettiamo? Forse era questo il dettaglio che tutti volevano sapere e ha fatto arrabbiare alcuni commentatori che non tollerano che si possa provare pietas umana per chi ha il colore della pelle diverso dal nostro? Forse è questo il punto. Noi della redazione di AltovicentinOnline avevamo saputo solo che si trattava di un ladro molto giovane, sfuggito alla cattura dei carabinieri e finito nel burrone, dal quale è stato poi, salvato dall’elisoccorso. Perdonateci se pensando a un ragazzo non abbiamo ipotizzato che potesse essere tunisino. Scusateci cari tuttologi del web, se abbiamo solo pensato che fosse in fin di vita un giovane che potesse essere nostro figlio. Perdonateci se non abbiamo ricercato i particolari morbosi di una vicenda che ci ha condizionati emotivamente. E visto che ci siamo, perdonate pure il Soccorso Alpino per aver salvato la vita a una persona, che poi si è saputo essere un ladro.

Alessandro Ragazzo

 

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