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27 incidenti mortali in Veneto da gennaio:”Serve più personale allo Spisal”

Ventisette infortuni mortali nei luoghi di lavoro in Veneto da gennaio a maggio 2025, contro i 21 nello stesso periodo di un anno fa. Cifre doppie nell’area metropolitana di Venezia, da tre a sei. Sono 160 in più le denunce nel territorio regionale, in 12 mesi: i dati periodicamente forniti dall’Osservatorio Vega di Mestre “somigliano a un bollettino di guerra. Altro che diritti fondamentali snobbati nei giorni del referendum, altro che battaglia per il salario minimo- dice Erika Baldin, capogruppo M5s al Consiglio regionale- in Veneto più ancora che nel resto d’Italia l’impiego non è solo precario nei contratti e mal pagato, quindi povero. Ma è anche molto insicuro, se uscendo per recarsi al lavoro non c’è la certezza di tornare”. Più volte la consigliera ha sollecitato la Giunta di palazzo Balbi a investire di più negli Spisal, il servizio (in capo alle Ulss) di prevenzione e controllo nei luoghi di lavoro: “Ogni volta la risposta è la stessa, ovvero vaghe promesse e niente di concreto a bilancio- racconta Baldin- ma è evidente che allocando maggiori risorse per l’assunzione di personale qualificato gli Spisal hanno la possibilità di intervenire in maniera più capillare quando gli incidenti non sono ancora avvenuti, anziché limitarsi alle indagini successive a ogni tragedia, che recentemente ha colpito lavoratrici e lavoratori di età compresa tra 19 e oltre 70 anni. Rinnovo l’invito a ricavare risorse da destinare alle singole Ulss e vincolate proprio a questo specifico aspetto”.

In tema di prevenzione, un mese fa è stato approvato un nuovo accordo riguardo la formazione in materia di sicurezza, che vincola i datori di lavoro a dotare le maestranze di ogni informazioni preventiva necessaria: “Il Piano strategico 2025-2027- continua l’esponente del M5s- prevede monitoraggi trimestrali, quando si riunisce il Comitato regionale di coordinamento. Esso è chiamato a valutare l’impatto delle azioni concluse, e nel caso a rimodularne l’efficacia. Per questo motivo, chiedo che almeno ogni 90 giorni vengano convocate anche le organizzazioni sindacali più rappresentative, al fine di concertare la messa in pratica dei provvedimenti dovuti sulla scorta di tale verifica”, conclude Erika Baldin.

I NUMERI NAZIONALI

Dietro l’espressione “morti bianche” si nascondono vittime reali, segnate da condizioni lavorative spesso insicure. La situazione delle morti sul lavoro in Italia nel primo trimestre del 2025 evidenzia una drammatica crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: 210 le vittime complessive, con un aumento del +9,9% rispetto al 2024. A marzo 2024, infatti, erano 191.

I dati forniti dall’Inail, ed elaborati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, parlano di 150 decessi in occasione di lavoro e 60 in itinere.

LE REGIONI PIÙ A RISCHIO SECONDO LA ZONIZZAZIONE A COLORI DELL’ITALIA

In testa per numero assoluto di vittime in occasione di lavoro troviamo Lombardia (26 decessi), seguita da Campania (14)Veneto (13)Piemonte e Toscana (11).

La zonizzazione del rischio infortunistico evidenzia sei regioni in zona rossa, ossia con un’incidenza superiore del 25% rispetto alla media nazionale (6,3 morti per milione di occupati): Basilicata, Trentino-Alto Adige, Umbria, Abruzzo, Molise e Campania. In zona arancione: Puglia, Calabria, Sicilia, Toscana e Liguria. In zona gialla: Piemonte, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. In zona bianca: Marche, Lazio, Emilia-Romagna, Sardegna e Valle d’Aosta.

I SETTORI PIÙ COLPITI E IL GIORNO PIÙ LETALE

A fine marzo 2025, i settori con più decessi in occasione di lavoro sono Attività Manifatturiere e Costruzioni (entrambi con 21 vittime), seguiti da Trasporti e Magazzinaggio (18) e Commercio (14). Il lunedì risulta il giorno con il maggior numero di decessi (22,0%), seguito dal martedì (21,3%) e dal venerdì (18,7%).

CHI RISCHIA DI PIÙ? ANZIANI, GIOVANI E STRANIERI

L’incidenza di mortalità è massima tra i lavoratori over 65 (16,6 morti/milione di occupati), seguiti dalla fascia 55-64 anni (10,3) e da quella 15-24 anni (7,0). In termini assoluti, la fascia 55-64 anni è la più colpita in occasione di lavoro (55 decessi su 150).

lavoratori stranieri hanno un’incidenza più che doppia rispetto agli italiani: 11,9 morti ogni milione di occupati, contro 5,6. In termini assoluti, sono 30 le vittime di origine straniera su 150 totali in occasione di lavoro.

LE DENUNCE DI INFORTUNIO

Le denunce di infortunio complessive registrano una leggera flessione rispetto al 2024: -1,6% (da 145.130 nel 2024 a 142.843 nel 2025).

Tra le fasce di età, quella 45-54 anni registra il maggior numero di denunce (29.745, pari al 20,8% sul totale).

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