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Sarcedo. SPF Chilò crolla sotto i debiti: 58 operai a rischio

Tensione alle stelle alla SPF Chilò di Sarcedo che si troverebbe in crisi economica così grave da chiudere l’attività.  58 dipendenti potrebbero trovarsi senza un lavoro e da una settimana non sanno cosa ne sarà del loro futuro. Le voci correvano già un paio di  settimane in paese, con le bandiere sindacali issate ai cancelli dello stabilimento. Segno tangibile di una situazione che ora sta esplodendo.

Giorni incerti, di domande senza risposta, che questi 58 lavoratori cercano da quando come un fulmine a ciel sereno sarebbe calata l’imminente chiusura dell’azienda. “A causa di un forte indebitamento” si legge in una nota della rappresentanza sindacale unitaria eletta dal personale. Dall’annuncio della chiusura della storica azienda, fondata nel 1965 dai fratelli Chilò, c’è stato un susseguirsi di incontri tra la sigla sindacale Fim-Cisl e la ditta, ma senza alcun risultato, “e questo comporta uno stallo per i 58 lavoratori assunti in azienda che, dopo 7 giorni non hanno ancora chiaro cosa gli aspetterà nel futuro”.

Nessuna proposta sul tavolo, nessuna risposta che sta portando i sindacati a chiedere un tavolo di crisi regionale. ” Si necessita di capire se azienda andrà in liquidazione o in continuità per poter agire tempestivamente a salvaguardare i lavoratori, o tramite il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per ridurre l’impatto occupazionale della crisi o tramite la Naspi in caso di liquidazione della azienda-continua la nota- Sui vari confronti l’azienda non ha fatto proposte e non ha chiarito la situazione e questo non è in linea con la sua storia di azienda importante e che valuta la risorsa umana come fondamentale nel suo operare. Così, almeno sembrava, prima della crisi. Le richieste sindacali non hanno ancora avuto risposte e continuiamo a sollecitare l’azienda e i tecnici che stanno seguendo il tutto di dare risposte ai loro lavoratori al più presto. Lavoratori, che operano in azienda anche da 35 anni e che hanno sempre messo il cuore nel loro lavoro quotidiano e che oggi vengono trattati come fossero numeri. Al momento, permane lo stato di agitazione e prevediamo di convocare il tavolo dell’unità di crisi della regione Veneto”.

di Redazione AltovicentinOnline

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