- AltoVicentinOnline - https://www.altovicentinonline.it -

Economia e impresa: ‘Digitalizzazione e credere nell’Europa’. A tu per tu con Pietro De Lotto

Digitalizzazione, transizione energetica ambientale e competitività delle imprese, sono questi i tre obiettivi principali per i prossimi anni della commissione consultiva per le trasformazioni industriali (indicata con la sigla francese CCMI: Commission consultative des mutations industrielles ndr) che da un anno ha alla presidenza Pietro Francesco De Lotto, 60 anni, noto nel nostro territorio per essere stato direttore in Confartigianato Vicenza fino al 2020.

In un momento di ripresa dell’economia, grazie anche alle risorse che sono in arrivo dall’Europa, è stata molto interessante l’occasione di ascoltare quali siano gli obiettivi primari per spingere ancora di più la ripresa, da chi indirizza la distribuzione dei fondi europei che poi i singoli stati membri dirottano alle regioni e poi alle imprese.

Chi è Pietro De Lotto?Si presenti a chi non La conosce…

Bella domanda. È un irrequieto entusiasta che ha iniziato il suo percorso come docente universitario spiegando l’economia internazionale. Sono poi stato manager della più grande organizzazione delle imprese artigiane italiana per arrivare ad oggi dove lo scorso anno, con una scelta di vita importante, ho intrapreso il terzo mandato al CESE con l’assunzione della presidenza della CCMI.

Cos’è il CESE e nello specifico la CCMI della quale è presidente?

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) è un organo consultivo dell’UE che comprende rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro e di altri gruppi d’interesse. Formula pareri su questioni riguardanti l’UE per la Commissione europea, il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo, fungendo così da ponte tra le istituzioni decisionali dell’UE e i cittadini dell’Unione. La commissione consultiva per le trasformazioni industriali CCMI studia costantemente i cambiamenti che intervengono in un’ampia gamma di settori produttivi tenendo sempre presenti i valori del modello economico e sociale europeo e predispone dei dossier per la politica europea sulle azioni da intraprendere negli stati membri.

Quali sono gli obiettivi che vi siete proposti come commissione CCMI?

Gli obiettivi di una esperienza entusiasmante si fondano principalmente su 3 pilastri. Il primo riguarda la transizione digitale Il secondo la transizione energetica ambientale, la costante necessità di efficientare per ridurre le emissioni. Si sviluppa su due aree, micro e macro. Nel nostro paese abbiamo una grande emergenza in pianura padana e ci attendono sfide epocali talmente importanti da essere le più grandi dopo internet. Il terzo pilastro riguarda la competitività delle imprese europee nel contesto internazionale. Aiutare le imprese ad uscire dal giardino di casa per affrontare il mercato globale.

La pandemia ha influenzato o sta influenzando il percorso per il raggiungimento degli obiettivi che vi siete prefissati?

La pandemia di fatto ha accelerato alcuni processi di cambiamento agendo fuori dagli schemi per fare in modo di disegnare non il consenso dell’oggi ma del domani.

A chi è indirizzato il vostro contributo?

Le nostre azioni interessano le PMI europee che rappresentano il 98,6%, 23 milioni di imprese. Siamo riusciti negli ultimi 5 anni a far inserire la voce “Micro” imprese in tutti i dossier. Non era scontato ma questo ha permesso di portare risorse che prima erano indirizzate alla sola grande impresa.

Va sottolineato che la gestione delle dotazioni finanziarie non è di competenza europea. Questo significa che i fondi europei vengono forniti agli stati ma la gestione spetta alle regioni nel caso dell’Italia, comunque a livello territoriale in tutti i paesi europei.

Guardiamo i 3 obiettivi del suo mandato. Può spiegarci cosa si aspetta dalla transizione digitale?

È un campo molto ampio che ha delle forti ricadute nel quotidiano, sia per le istituzioni che per il cittadino. L’arretratezza digitale di molte delle nostre imprese può portare dei rischi se non viene affrontata adeguatamente. La criminalità digitale deve essere posta al centro dell’azione in quanto il tema della Cyber security mette in evidenza il serio rischio sia per le attività imprenditoriali che per i cittadini. Pensiamo ad esempio alle truffe economiche, alla privacy, all’intelligenza artificiale. Se il digitale viene sviluppato eticamente, le ricadute positive in termini di opportunità sono davvero importanti. Pensiamo alla strumentazione medica, alla diagnostica, alla medicina in generale e quindi alle cure.

Se non “governato” e monitorato, lo sviluppo del digitale può avere delle ricadute negative, come ad esempio per le polizze assicurative o prodotti finanziari che potrebbero svilupparsi con una valutazione sul passato fatta da un algoritmo, quindi largamente penalizzante per il cittadino. Per questo motivo è importante non essere solamente alfabetizzati al digitale per poter cogliere la straordinaria occasione di crescita con prudenza.

La commissione che presiedo ha la fortuna di avere degli osservatori di grande livello che consente di “investigare” dove sta avvenendo maggiormente il cambiamento per poter guidare questa trasformazione strutturale ed epocale.

Il secondo punto sulla transizione energetica e ambientale a mio avviso tocca una corda sensibile guardando anche al suo recente passato

È vero, quando 10 anni fa ho voluto CI.Te.Mo.S in Confartigianato a Vicenza, è perché avevamo intuito che la mobilità sostenibile era necessaria come, ritornando alla domanda precedente, con la volontà di creare il DIH per accompagnare e info-formare sul digitale che è direttamente collegato alla mobilità sostenibile.

Entrando nel merito del tema della transizione energetica e ambientale, va evidenziato come le emissioni di CO2 siano un elemento non discutibile. È un fatto consolidato che si debba intervenire con urgenza. La strada indicata dal ministro per la transizione ecologica Cingolani è quella giusta sulla politica energetica.

È quindi necessario produrre sempre più energia elettrica da fonti rinnovabili. Ci sono altre tecnologie che sono allo studio da parte di grandi gruppi, come l’idrogeno che hanno l’obiettivo di abbandonare sempre di più il consumo fossile per arrivare all’eliminazione dei motori endotermici, anche per le grandi navi e per gli aerei.

Il terzo punto si riferisce alla competitività globale…

Esatto e non solo per l’impresa in quanto tale. Ci sono forze e mega trend che non sono maneggiabili al nostro livello. Mi spiego meglio, è sotto gli occhi di tutti il problema che si sta affrontando sul fronte prezzo dei materiali che stanno alla base di qualunque innovazione tecnologica. Purtroppo, l’Europa non dispone di ben 147 materiali ritenuti strategici che vengono forniti dalle cosiddette “terre rare”. Su questo fronte cerchiamo di incentivare studi su come alcuni settori autoproducano materiali. Se pensiamo che il litio, alla base della realizzazione delle batterie, viene prodotto per il 98% da Cina e Cile, si capisce subito di quali siano le forze in campo. Questo comporta allo stato attuale il dover accettare restrizioni per avere o non avere competitività. La tecnologia dei microchip è un altro settore molto delicato attualmente non maneggiabile.

L’obiettivo di cui abbiamo discusso anche con il commissario europeo Breton è di portare la comunità europea ad essere più autonoma in mercati strategici e questo può avvenire se ci si pone come voce europea e non di singolo paese. Questo può avvenire se si creano le condizioni che non ci sia una competizione interna all’Europa dovuta a tassazione diversa e condizioni diverse fra singoli membri. Si deve combattere la delocalizzazione e permettere di fare impresa in modo competitivo. Per questo una sola voce può avere più valore.

Che consiglio si sente di dare ad un giovane che vuole intraprendere una strada imprenditoriale?

Va premesso che per fare impresa oggi non sempre talento e genialità sono sufficienti. A queste componenti si deve assolutamente aggiungere tanta preparazione, anche per chi opera nel mercato locale. Bravi e preparati sono due aggettivi che sintetizzano le caratteristiche di chi vuole fare la scelta imprenditoriale, che non è un’avventura.

In questo periodo stanno arrivando risorse importanti e chi ha preparazione e idee può cogliere una grande opportunità.

Da economista, non ho memoria di così tante risorse messe a disposizione nel nostro paese. Abbiamo davanti cinque anni nel corso dei quali possiamo investire per trasformare.

Chiudiamo con un passaggio legato al tema risorse che ha accennato. Come ha detto abbiamo una opportunità straordinaria, a suo avviso il presidente Mario Draghi è la persona giusta per gestire queste risorse?

Non è mia abitudine esprimere opinioni prettamente politiche, ed è doveroso premettere che il governo precedente ha ottenuto questi capitali.

Detto questo, non mi sottraggo dal rispondere che Draghi è indubbiamente una personalità che ha una levatura e credibilità internazionale che ha portato l’Italia ad avere autorevolezza in Europa.

Quindi sì, è la persona giusta.

Andrea Nardello

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su: