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I lavoratori del Gruppo Engineering incrociano le braccia

Il coordinamento delle RSU del Gruppo Engineering di FIOM-FIM-UILM (categoria dei metalmeccanici di Cgil Cisl e Uil) ha indetto uno sciopero (che si sta svolgendo regolarmente attraverso la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori con il blocco dello straordinario e l’astensione dal lavoro di 2 ore in entrata. A Vicenza in via vecchia Ferriera al civico 5 (sede vicentina, ex T-System) si è svolto questa mattina un sit-in che ha coinvolto i 60 lavoratori che qui operano. In Italia i dipendenti del Gruppo sono 9mila e in Veneto a Padova vi è un’altra sede con circa 200 lavoratori.
Patrizia Carella della FIOM Cgil di Vicenza spiega che si tratta di una protesta a sostegno della trattativa per il rinnovo del contratto integrativo, contro la chiusura totale dell’azienda. “Ma si tratta di un gruppo che cresce dal punto di vista economico”, prosegue la sindacalista, “e l’integrativo costerebbe solo un euro all’ora per dipendente”. Una cifra che una delle più importanti realtà italiane nel campo dell’ingegneria informatica può permettersi tranquillamente visti i risultati di bilancio. Engineering è cresciuta nella produzione da un anno all’altro di oltre il 10% e il valore di produzione nel 2017 si è attestato su oltre un miliardo di euro (1028,8 milioni di euro). Il margine operativo lordo (EBITDA) è pari a 122,9 milioni di euro (+13,5% sull’anno precedente); l’EBIT è pari a 64,8 milioni (+15,7%) e l’utile netto del 2017 a 52,3 milioni di euro (+15,3%).
“La trattativa dura da mesi e l’azienda ha sempre risposto no al rinnovo dell’integrativo”, spiega Carella, “ma per noi si tratta di una risposta sbagliata: non accettiamo e pretendiamo gli aumenti richiesti perché sono meritati e sostenibili. E’ evidentemente merito anche dei lavoratori se l’azienda funziona!”
Inoltre, la funzionaria Cgil spiega che il costo dell’integrativo inciderebbe meno del 2% sul costo del personale. “Quindi il rinnovo dell’integrativo si può fare benissimo alle nostre condizioni!”, conclude Carella.

Francesco Brasco

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