In Veneto sono necessari tra i 20.000 e i 25.000 lavoratori stagionali per garantire la raccolta di frutta e verdura. Tuttavia, il settore agricolo si trova in grave difficoltà a causa dei ritardi nell’autorizzazione dei permessi di soggiorno per i lavoratori extra Ue.
«Il problema – spiega la Cia Veneto – non è tanto legato al numero di ingressi previsto dal Decreto Flussi, quanto piuttosto alla lentezza con cui le autorità rilasciano i permessi». Molte aziende agricole, infatti, avevano presentato le domande già a febbraio, ma a oggi solo una minima parte è stata approvata.
«Siamo nel pieno della stagione e manca la manodopera necessaria – sottolinea il direttore della Cia Veneto, Maurizio Antonini –. Senza lavoratori nei campi, la raccolta non può essere garantita». Secondo l’associazione, la procedura di assunzione è ancora troppo lenta e burocratica, nonostante molti dei lavoratori siano gli stessi che tornano ogni anno presso le stesse aziende.
«In alcuni casi le autorizzazioni arrivano addirittura a ottobre, quando ormai la campagna è finita da tempo», denuncia ancora Antonini. «Servono misure urgenti di semplificazione, altrimenti il rischio è che l’intero sistema salti».
Caldo estremo: vietato lavorare nelle ore centrali
A complicare ulteriormente la situazione, l’entrata in vigore già il 3 luglio scorso e fino al 31 agosto l’ordinanza del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che vieta le attività lavorative all’aperto tra le 12:30 e le 16 in caso di temperature elevate.
Le aziende dovranno monitorare quotidianamente il sito www.worklimate.it, inserendo la località dell’attività agricola. In presenza di un’allerta climatica di livello 2 o 3, sarà vietato lavorare nelle ore più calde.
Il provvedimento prevede inoltre l’obbligo di garantire pause adeguate, acqua fresca, zone d’ombra e dispositivi di protezione per i lavoratori. Il mancato rispetto delle disposizioni comporta sanzioni sia amministrative sia penali.