di Federico Piazza
«I cinesi proveranno sicuramente a copiarci, ma lo farebbero anche se non andassimo a investire in Cina, sta a noi saper rimanere sempre due passi avanti nell’innovazione e offrire il servizio migliore». Matteo Pasin, fondatore e titolare della Compton Industriale, azienda di Isola Vicentina specializzata in tecnologie per il riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici (i cosiddetti RAEE), è certo della bontà della scelta di aprire a inizio 2025 una sede non solo commerciale ma anche produttiva nel grande Paese asiatico. L’obiettivo è il mercato in grande espansione del trattamento dei pannelli fotovoltaici a fine vita e dei relativi materiali, una tecnologia per la quale Compton Industriale è depositaria di brevetto e punto di riferimento a livello internazionale. L’azienda vicentina ad aprile ha partecipato a un’importante fiera di settore a Pechino. Pasin conferma che la Cina offre grandissime opportunità: «Ma occorre produrre là, per fattori di costo è impensabile esportare dall’Italia. A Isola invece realizziamo macchinari per i mercati europei, mediorientali e americani. Abbiamo aperto una sede commerciale e logistica negli Stati Uniti e probabilmente lo faremo anche in Sud America». Compton Industriale non fa solo macchine per il trattamento di pannelli fotovoltaici in disuso, ma anche di pile alcaline, Tv Lcd/led, dispositivi elettronici, refrigeratori. A cui si aggiungono un brevetto per il trattamento del particolato sottile dei fumi degli inceneritori e impianti speciali per il trattamento dei materiali compositi delle pale eoliche. In entrambi i casi i materiali trattati vengono trasformati in prodotti isolanti e ignifughi per l’edilizia. Particolarmente vivace è comunque proprio il settore delle tecnologie per il riciclo dei pannelli fotovoltaici. Cresce infatti la domanda di sostituzione di vecchi impianti installati dieci, quindici o vent’anni fa, rimpiazzati con modelli più performanti. Inoltre occorre smaltire quelli danneggiati da violenti eventi meteo. Per esempio, «negli Emirati Arabi Uniti forniremo macchinari per il trattamento di una grande quantità di pannelli distrutti da tempeste di sabbia, da cui ricavare innanzitutto vetro di cui c’è forte richiesta localmente per la costruzione di nuovi edifici». Anche in Italia il numero di impianti di trattamento di pannelli fotovoltaici è in crescita. «La nostra stima – spiega Diego Arbizzoni, esperto dell’Associazione Italia Solare e fondatore della società di servizi logistici per il recupero dei rifiuti professionali Re Open – è che in Italia nel 2024 siano attivi una ventina di impianti e che siano state gestite in gran parte come rifiuti RAEE tra le 40 e le 50mila tonnellate di pannelli fotovoltaici a fine vita. Se ne aggiungeranno altri, perché sono in corso diversi nuovi progetti con fondi PNRR e bandi regionali». Le prospettive di lungo periodo del settore sono buone. «Dopo anni di crescita – osserva Arbizzoni – in Italia nei prossimi anni ci aspettiamo che i volumi di sostituzione di pannelli rallenti un po’ perché ci si avvicina alla fine delle tariffe incentivanti per il fotovoltaico, per poi comunque ripartire fra qualche anno». Quasi tutti gli impianti di trattamento di questa tipologia di rifiuti in Italia impiegano tecnologie a brevetto Compton, che è stata pioniera a livello mondiale. Marco Pasin ci ha infatti visto lungo quando, dopo anni di esperienza nel settore del trattamento dei rifiuti prima nello Scledense e poi in un’azienda del Sud Italia, nel 2008 ha iniziato a pensare al fotovoltaico. Per poi fondare Compton a Schio nel 2011 e Compton Industriale nel 2019 a Isola Vicentina. Oggi la sua azienda è una delle pochissime al mondo che progettano e producono macchinari in grado di padroneggiare l’intero processo meccanico di disaggregazione e di separazione e raccolta dei materiali che compongono un pannello fotovoltaico, senza trattamenti termici e chimici. Un lavoro non facile, perché la struttura dei pannelli fotovoltaici è un po’ come quella di un sandwich a strati strettamente “incollati”. Il vetro è il materiale più cospicuo che si recupera, pari a oltre il
60% del peso. E poi alluminio, rame, argento, silicio, plastica. Per Compton Industriale, che oggi a Isola conta 52 addetti, la crescita è stata esponenziale. Da 250mila euro di ricavi iniziali nel 2019 a 14 milioni di euro previsti nel 2025, con una quota di export progressivamente salita a oltre il 50%. «Quest’anno probabilmente chiuderemo il bilancio con oltre il 70% di fatturato realizzato all’estero», dichiara Matteo Pasin, che per lo sviluppo commerciale è affiancato dal figlio Marco, terza generazione nel business di famiglia nel settore dei rifiuti avviato negli anni ’70 dal nonno che fu tra i fondatori della Cias, la Cooperativa Igiene Ambientale Schio, poi diventata Greta e successivamente acquisita da Ava – Alto Vicentino Ambiente.