È iniziata alle 8.30 l’intensa mattinata vissuta oggi dall’azienda Summania Beton di Zanè. Al presidio pacifico dei dipendenti esasperati per la difficile situazione economica che stanno vivendo, alle ore 9 si è aggiunto anche il titolare, Renato Munaretto, incatenandosi davanti l’azienda per testimoniarela sua disperazione verso una situazione sempre più difficile.

 

 

A seguire un incontro tral’RSU dell’azienda, i sindacati di Uil eCgl, il titolare Munaretto e gli Industriali con il presidente Giuseppe Zigliottoche si è concluso rimandando ogni decisione a lunedì prossimo, 15 aprile, quando in sede di Confindustria a Schio si valuteranno le novità e si deciderà il percorso da fare.

 

Non si prospetta una strada felice per l’azienda. In pericolo ci sono 37 posti di lavoro.

“La volontà – ha sottolineato Munaretto alla fine dell’incontro di questa mattina – è di continuare. Si ridurranno il personale e la produzione, ma l’attività andrà avanti. L’obiettivo è di non farla morire. Il mio atto di oggi è la testimonianza diun grido di dolore che sta attraversando tutto il settore. Con l’ottimo rapporto che ho con i dipendenti, avremmo potuto risolvere la questione a tavolino, ma tutto sarebbe passato inosservato. Invece, anche grazie al mio ruolo in Associazione Industriali, ho voluto gridare che qualcosa sta andando a catafascio e attirare l’attenzione”.

 
 

Cronaca di una giornata

Ore 8.30. Un gruppo di dipendenti riprende il sit-in iniziato ancora ieri davanti ai cancelli dell’azienda di Zanè. “È la prima protesta che facciamo – raccontano – per una situazione insostenibile che si protrae da mesi. Ci mancano stipendi e abbiamoun contratto di solidarietà. La produzione è ferma da luglio e a turno facciamo qualche ora, ma si tratta soprattutto di manutenzione. Non si può andare avanti così, vogliamo sapere se ci saranno dati gli stipendi che mancano e se l’azienda andrà avanti”.

Lavoratori italiani e stranieri, dipendenti dall’azienda da 12-15 anni, specializzati nella produzione di prefabbricati, tutti fuori dai cancelli in attesa di una risposta.

Lavoriamo per privati e per commesse pubbliche – ci spiegano – e ci sono stati tempi d’oro nel nostro settore, quando con la legge Tremonti tutti si sono messi a costruire. Qualche anno fa la situazione ha cominciato a peggiorare, dal 2008-2009, ma tutti quei soldi guadagnati dalle costruzioni dove sono finiti? E se si ferma la nostra azienda, si fermano anche le imprese del cemento, del ferro e tutte le altre collegate”.

“È tutto un settore che va male, però abbiamo diritto di sapere cosa succederà e di essere risarciti dei nostri debiti. Abbiamo mutui bloccati, bollette insolute, c’è chi di noi non ha nemmeno la moglie che lavora”.

La previsione è il licenziamento da maggio.

 

Ore 9 . Al presidio si unisce anche Renato Munaretto, titolare della Summania Beton e presidente del Mandamento di Thiene per l’Associazione Industriali. Con una sedia si incatena al cancello della sua azienda.

“È successo – racconta Munaretto – che mi sono unito ai dipendenti per protestare con loro, per denunciare la situazione di un’azienda che non riesce ad andare avanti e di un problema che riguarda tutta l’edilizia. L’anno scorso erano 1 milione i posti di lavoro, quest’anno sono dimezzati, molti miei colleghi hanno chiuso: il settore è stato abbandonato e io, anche per il mio ruolo in associazione, ho voluto dare il mio segnale forte contro una situazione che non cambia, contro le banche che girano le spalle invece che aiutare quando si ha bisogno. E mi sono unito ai dipendenti che ringrazio perché mi sono stati sempre vicini. Sapevo di avere buoni dipendenti e anche oggi mi hanno dato una grande dimostrazione”.

Poco dopo Munaretto, il gruppo RSU dell’azienda, i rappresentanti sindacali, Andrea Busato di UIL-FeNEAL e Luca Rossi di CGIL-FILLEA, si sono riuniti per discutere sullastrada da seguire.

 

Ore 10.40. Si unisce al gruppo il presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto.

 

Ore 11.10. Escono tutti.

Quello che ha fatto Munarettoesordisce il presidente degli Industriali, GiuseppeZigliotto – è espressione di una situazione di grande disperazione verso un momento che sembra non cambiare e della grande responsabilità che un imprenditore sente verso le famiglie che dipendono dalla sua azienda. Oggi occorre sostenere queste aziende e c’è bisogno di grande forza d’animo e di nervi saldi per resistere. Ringrazio i sindacati e i lavoratori per la collaborazione, ora stiamo cercando di guadagnare tempo per mettere l’imprenditore nelle condizioni di ripartire. La volontà è tutta per ripartire. E un punto di partenza sarebbero i pagamenti delle pubbliche amministrazioni.Anche questa azienda – continua il presidente Zigliottoha crediti importanti dalle pubbliche amministrazioni e questo è un grosso problema per tutta l’Italia perché da qui si potrebbe partire per sanare molte situazioni”.

Capiamo le difficoltà dell’imprenditore – dichiara Andrea Busato di UIL-FeNEAL– e di tutto il settore, però occorre non perdere di vista che ci sono 37 famiglie che stanno soffrendo e serve definire un percorso di uscita per questi dipendenti”.

“Purtroppo non è un problema solo della Summania – aggiunge Luca Rossi di CGIL-FILLEA-. Questa è la denuncia di un settore che sta per morire e nessuno sembra accorgersene. Ci troveremo lunedì pomeriggio in sede di Confindustria a Schio per definire il passaggio”.

 

La novità di oggi.Imprenditore e dipendenti protestano insieme.

“È stato sorprendente per noi – spiegano i due sindacalisti, Luca Rossi e Andrea Busato – vedere un imprenditore così agitato. Fa pensare il fatto che siamo stati noi a calmare la situazione, ad avvisare già dopo l’incontro di ieri che serviva mantenere un profilo basso, non fare eccessi per non esasperare ancora più una situazione già preoccupante”.

E Munaretto, all’incontro con i giornalisti a fine mattinata, ha più volte sottolineato il ringraziamento profondo verso i suoi dipendenti che gli sono stati a fianco, e la volontà di trovare tutti una soluzione.

“Non è un problema di imprenditori contro dipendenti – ha aggiuntoMunaretto -, il problema è di imprenditori e dipendenti insieme. Si sta distruggendo un tessuto. Ho chiamato anche alcuni miei colleghi questa mattina per chiedere solidarietà”.

 

Marta Massignan

 
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