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Caltrano va con l’Altopiano, l’ira degli ex colleghi: “Arroganti e senza progetti”

Sarà la Regione Veneto a stabilire se il piccolo Comune di Caltrano, dopo l’approvazione in consiglio comunale, passerà all’Unione Montana dei 7 Comuni, dicendo definitivamente ‘addio’ a quella dell’Astico, ma nel frattempo la scelta del sindaco Luca Sandonà e della sua giunta hanno fatto insorgere l’ex sindaco ed il collega di Lugo di Vicenza.

L’ex primo cittadino Marco Sandonà non ha apprezzato il tono “apparentemente arrogante e irrispettoso nei confronti degli altri Comuni dell’Unione e degli amministratori e dipendenti che nel tempo si sono prodigati per costruire e far funzionare l’unico ente locale sovra-comunale cui per legge Caltrano appartiene”, mentre Robertino Cappozzo ha lanciato una stoccata sottolineando che il problema nasce dalla mancanza di progetti e di obiettivi comuni, cosa imprescindibile per andare avanti insieme.

Dal canto suo, il sindaco Luca Sandonà, per motivare la volontà di passare con l’Altopiano, ha spiegato che una delle ragioni è il decentramento di Caltrano rispetto agli altri Comuni, come Fara, Lugo o Breganze, evidenziando invece la continuità territoriale con Roana o Asiago.

Ma l’ex sindaco Marco Sandonà non ha apprezzato e accusando il nuovo titolare del municipio di pensare solo alle prossime elezioni ha rivendicato a gran voce il lavoro svolto in precedenza, da lui e dai colleghi: “Mi dispiace e sono molto rammaricato per la presa di posizione del sindaco Luca – ha sottolineato l’ex primo cittadino – Non condivido assolutamente nulla delle motivazioni riportate sull’ipotesi di uscire dall’Unione Montana ma soprattutto mi dispiace per il tono apparentemente arrogante e irrispettoso nei confronti degli altri Comuni dell’Unione e degli amministratori e dipendenti che nel tempo si sono prodigati per costruire e far funzionare l’unico ente locale sovra-comunale cui per legge Caltrano appartiene. Sono stato uno dei sindaci che nel 2015, tra mille difficoltà e tutta una serie di ostacoli normativi e burocratici ha dato vita all’Unione Montana Astico ricostituendo un Ente (per quanto ridimensionato e fragile) che potesse dare continuità alla ex Comunità montana dall’Astico al Brenta. Il fatto è che Caltrano da oltre trent’anni fa parte di una Comunità Montana che ha una storia, un patrimonio e ha dato una serie di vantaggi e risorse a tutti i Comuni dell’allora area che coinvolgeva i comuni tra Marostica e Caltrano. Certo, dalla Comunità montana, forse troppo frettolosamente annullata dalla tendenza ‘populista’ generata dal famoso libro di Stella e Rizzo, le cose sono molto cambiate. Le Unioni Montane sono state lo strumento con il quale la Regione Veneto ha cercato di dar forma ad una nuova organizzazione degli enti locali. Sbagliando sotto diversi punti di vista e caricandoli forse di ruoli e obiettivi (chiesti ad esempio alle Unioni dei comuni semplici) per i quali non erano strutturate e dotandole di troppe poche risorse per farlo. Ma ad ogni modo l’Unione Montana Astico, così come tutte le Unioni dei Comuni, per funzionare hanno bisogno di idee, di condivisione di obiettivi, di una visione di più largo respiro che va costruita passo passo, con grande sforzo in primis da parte degli amministratori dei comuni membri e poi dai tecnici, dai funzionari e operatori, cioè da chi, nonostante il succedersi di sindaci, devono dare continuità e solidità alla struttura perché possa offrire servizi efficaci e sostenibili nel tempo. Facile chiamarsi fuori anche quando la legge, così com’è ora, non ti consente ti farlo. Facile additare l’Unione di essere un costo se non si costruisce un modello operativo che dia servizi efficienti e comunque migliori e più ampi di quanto ogni singolo piccolo Comune può essere in grado di erogare. L’Unione Montana è nata da poco dalle ceneri di ente che ha una storia ultra decennale e che forse è sempre stato considerato dai sindaci della nostra area semplicemente una “vacca da mungere”, senza mai dotarlo di mezzi per essere un’opportunità per il futuro delle comunità effettivamente rappresentate. In altre zone (ad esempio nel Bellunese e nella stessa ValBrenta non è stato così, e lì le cose, anche se con difficoltà, funzionano sicuramente meglio). Ma costruire un Unione richiede uno sforzo immane, e lo dico per esperienza. Ore e ore di riunioni, colloqui, condivisione di proposte, ricerca di mediazioni, risorse economiche, scelte a volte svantaggiose per il proprio comune, ma torno a ribadirlo: ci vogliono idee e progettualità. L’unica idea del sindaco Luca pare sia quella di risparmiare. Esco da un’unione per cercarne un’altra più conveniente? Più comoda? Cioè Asiago è più comodo di Breganze? E’ meno decentrato? Capisco e comprendo pienamente la questione delle funzioni montane, tra l’atro già da anni gestite in condivisione con la Spettabile Reggenza, ma poi che si fa? Faremo i servizi sociali con Carré e Chiuppano perché abbiamo con loro in condivisione la medicina integrata? Il suap con Thiene? Le altre funzioni che per legge un piccolo Comune dovrebbe svolgere in modo associato con Arsiero o Cogollo? La confusione che in Regione esiste in merito all’organizzazione dei servizi in forma associata e di riordino degli enti locali e immensa, ma ciò non esime un Comune come Caltrano di cercare di costruire un modello che funzioni con quello che c’è oggi e con quanto è stato costruito faticosamente nel passato. Non ci si può semplicemente chiamare fuori per convenienza e opportunità propria. E gli altri Comuni allora? Che dovrebbero fare? Accollarsi la spesa del mantenimento dell’Unione da soli? Oppure facciamo tabula rasa e ricominciamo da zero facendo cessare in toto l’Unione? Della seria “fa e disfà l’importante è lavurà”? Spero sia stata solo una sparata, altrimenti mi auguro davvero che ci sia qualche altra Unione Montana compassionevole che accolga a braccia aperte e ‘par pochi schei’ il nostro amato Comune”.

Robertino Cappozzo, ex sindaco di Lugo, ha condiviso il pensiero del collega, sottolineando: “Ppurtroppo tutto il tempo che abbiamo speso per ricostruire l’Unione Montana Astico, con progetti ambiziosi, per condividere strutture, personale per dare migliori servizi ai cittadini, non è servito a nulla. Non ci sono più le condizioni iniziali perché manca la volontà e la progettualità necessaria per dare un senso a questa unione. Diciamo che non c’è volontà di camminare insieme e che ognuno pensa a se stesso convinto che sia la scelta giusta. Dei nostri progetti non c’è più traccia. Questo è solo il primo atto, ma ne seguiranno altri”.

Anna Bianchini

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