“Avrei preferito come presidente della Repubblica una donna, in ogni caso non ho mai condiviso le offese a Sergio Mattarella, non l’ho mai additato come ‘mummia’ e l’ho sempre considerato il mio presidente”.
Silvia Covolo, deputato della Lega ed ex sindaco di Breganze, è parte del gruppo dei grandi sconfitti dalle elezioni del presidente della Repubblica. Se n’è accorta, anche se con la buona fede che la contraddistingue ce la mette tutta per salvare il salvabile.
E’ tra quelli che si sono fatti immortalare in mille pose, in ogni momento di questa settimana di elezioni presidenziali. Foto oggettivamente fastidiose, di rappresentanti istituzionali che non solo non hanno saputo ‘partorire’ un nome valido e condiviso e hanno dovuto ripiegare su un presidente stanco del suo ruolo che ha fatto al premier Mario Draghi una cortesia, ma che hanno dimostrato di sentirsi nella posizione di mancare di rispetto ai cittadini in modo indegno, votando Alberto Angela, Amadeus, perfino Giovanni Rana, Alfonso Signorini e Mauro Corona.
“Io non mi sono assolutamente permessa di scrivere nessuno di quei nomi assurdi che sono apparsi nelle schede – ha sottolineato Silvia Covolo – Ho rispetto del ruolo istituzionale e sono certa che noi leghisti abbiamo votato compatti”.
A sentire loro, gli esponenti del Carroccio, grazie ad una comunicazione impeccabile oggi appaiono quasi come martiri, come “gli unici che ci hanno provato”.
Silvia Covolo, sul fatto che “Salvini sia l’unico che ci ha provato”, ci crede: “Giorgia Meloni non ha fatto proposte, ma nemmeno il Pd o i 5 Stelle e Forza Italia ha spaccato l’alleanza di centro destra – ha sottolineato – Giovedì 70 franchi tiratori del centro destra hanno boicottato la Lega mettendosi dalla parte del centro sinistra. Elisabetta Belloni, Maria Alberta Casellati e Marta Cartabia sono state bocciate solo perché proposte da Matteo Salvini. Avrei tanto voluto una donna come presidente. Il centro destra esce spaccato, Meloni resta all’opposizione saldamente, ci aspettiamo però una svolta all’interno dell’esecutivo affinchè si acceleri sulle riforme, vogliamo azione di governo più rapida. Ora è necessario fare una riflessione all’interno del centro destra. Anche Forza Italia ne esce frantumata e si è delineato l’asse dei centristi contro i sovranisti”.
La Lega che vota per rimanere nel governo, per Silvia Covolo è un atto di responsabilità nei confronti dei cittadini: “Il Pd voleva evidentemente Mattarella fin da subito – ha detto – E lui alla fine ha detto ‘sì’ nell’interesse del paese, affinchè Mario Draghi continui a gestire i fondi del Pnrr in questa emergenza economica. A noi è stato rinfacciato di non votarlo fin dal primo giorno e siamo subissati di accuse. Per me Sergio Mattarella è il mio presidente. È lui che ha dato l’ok ai governi Conte 1 e Conte 2, quando io sono arrivata a Roma. Mattarella è una persona estremamente degna, che ha scelto di mettersi al servizio dell’esecutivo perché non ci sono alternative a draghi come premier in questo momento e dobbiamo ringraziarlo per questo grande senso di sacrificio che ha dimostrato nei confronti degli italiani. Non ho applaudito al momento della nomina perché non ero in aula, ma in ogni caso accetto l’applauso di incoraggiamento e soddisfazione. Ha sempre fatto da garante e cercato di trovare un equilibrio, non è colpa sua se dal 2018 l’equilibrio di governo dipende dai 5 Stelle”.
Silvia Covolo riconosce che la scelta di Mario Draghi premier, come unica scelta di governo per il paese è una sconfitta per i politici, per il ruolo che ricoprono. Da anni infatti il governo italiano ‘ripiega’ sui tecnici.
Eppure i politici stanno lì, a percepire lauti stipendi, a dettare regole salvo poi rimangiarsele poco dopo, ad esternare prese di posizioni che poi vengono annientate da un semplice sguardo torvo di Draghi. E allora i politici che ci stanno a fare a Roma?
“Una domanda semplicistica – ha risposto Silvia Covolo, che sottolinea che per lei, a titolo meramente personale, la caduta del governo non sarebbe stato un problema – Per me non sarebbe stato un problema andare al voto subito, sono abituata a darmi da fare anche in altro modo. Ma lasciare un paese in piena emergenza e con una guerra alle porte senza guida, adesso, non ci sarebbe sembrato troppo saggio. Mario Draghi ha restituito all’Italia quella credibilità internazionale che era andata perduta, ora non possiamo permetterci di perderla e di abbandonare l’esecutivo. Se magari un giorno diventeremo una Repubblica presidenziale e non più parlamentare magari le cose cambieranno, ma con le regole attuali la situazione è questa”.
“Oggi si torna da Roma dopo una settimana complessa, probabilmente la più difficile dall’inizio della legislatura – ha commentato Erik Umberto Pretto, deputato della Lega di Marano Vicentino, che ammette la sconfitta politica – Questo deve essere un momento dedicato all’introspezione, all’analisi costruttiva che possa andare oltre la comprensibile amarezza. In questi giorni si è tentato un vero percorso di rinnovamento, coinvolgendo persone di alto profilo e di indiscussa autorevolezza. Un tentativo che evidentemente si è infranto a causa di veti incrociati, dispetti e promesse non mantenute. Ci viene però fornita un’occasione di riflessione: da qui si deve ripartire, consapevoli che il sistema politico-istituzionale del nostro Paese va riformato sapientemente ma con decisione, nell’auspicio che possa essere riconsegnata una sempre maggiore centralità al cittadino elettore. Nel frattempo siamo certi che il presidente Sergio Mattarella saprà garantire il rispetto della Costituzione, compito delicatissimo al quale è stato nuovamente chiamato”.
Difese sacrosante che però ci lasciano l’amaro in bocca. Perché Draghi rimane comunque una risposta tecnica, e Mattarella è lì per togliere le castagne dal fuoco.
Nel frattempo, mentre le bollette dei cittadini raddoppiano e sempre più famiglie non arrivano a fine mese, la politica si fa notare con le chiacchiere, non compie azioni e continua a rimanere da parte, continuando però a percepire rimborsi e compensi.
A.B.