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Schio. ‘Gli stranieri devono imparare la lingua italiana’

A Schio prenderà il via un corso di lingua italiana dedicato alle donne straniere. Lo ha proposto, con un emendamento al bilancio, il Pd consiliare, attraverso la voce di Giulia Andrian.

Una richiesta che ha trovato pieno favore da parte della maggioranza, che ha approvato senza discutere su nulla, ma rinforzando le motivazioni della richiesta e spiegando il perché del ‘sì’.

“Chiediamo di attivare un corso lingua italiana per donne straniere, per offrire alle donne immigrate degli strumenti linguistici di base per comunicare ed orientarsi nei servizi del territorio, sanitari, scolastici, lavorativi, culturali, per promuovere occasioni di scambio e di confronto, per favorire la socializzazione e l’inclusione effettiva nel tessuto sociale della città delle donne e delle loro famiglie e organizzare un sistema di baby sitting a supporto – ha detto Giulia Andrian – 5mila euro il costo, da reperire da fondi accantonati”.

Immediato il riscontro da parte di Cristina Marigo, assessore al Sociale e alle Politiche per la Famiglia, che ha spiegato: “Abbiamo valutato la possibilità. Fino a qualche anno fa, confrontandoci con le associazioni che organizzavano i corsi, avevamo compreso che all’epoca non si puntava sull’alfabetizzazione ma solo sul portare fuori le donne da casa. Sono stati attivati vari corsi di italiano, anche nell’ambito del progetto Sprar, che prevedevano corsi non solo per richiedenti asilo. Le cose però ultimamente sono cambiate e abbiamo capito che il bisogno è aumentato, che le donne sono uscite di casa e ora hanno bisogno di interagire con la società. Ci è stato riferito e confermato da associazioni che seguono i figli e le mamme che li accompagnano, che si sono resi conto che molte donne faticano a comprendere le cose in cui sono coinvolti i loro figli. Ci hanno quindi chiesto aiuto per trovare una soluzione. La richiesta del Pd cade pertanto a pennello e si innesta in un progetto più ampio che si interseca con il progetto Pianeta Adolescenti, che vuole coinvolgere nel dialogo genitori ed insegnanti. Per questo ovviamente serve che le donne straniere conoscano la lingua italiana”.

A.B.

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