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Stefani sotto torchio dei giornalisti de Il Nord Est: “Prima di Natale giunta operativa. Sanità prioritaria con un tecnico a capo”

Secondo Alberto Stefani i prossimi anni di legislatura saranno intensi. Il neo presidente della Regione Veneto lo ha affermato durante la sua prima uscita pubblica dopo l’elezione, di fronte a un teatro Verdi di Padova gremito. L’incontro,  promosso da Nord Est Multimedia,  ha visto Stefani dialogare con il direttore del gruppo Paolo Possamai e con la giornalista Laura Berlinghieri. Due cronisti di spessore che lo hanno saputo serrare con le domande alle quali lui non si è sottratto, come di solito i politici di oggi fanno .

Tra i temi più urgenti, Stefani colloca il federalismo fiscale e i possibili effetti sul bilancio regionale. Il presidente ha confermato che la nuova giunta sarà operativa «prima di Natale» e che ogni valutazione sull’eventuale introduzione dell’addizionale Irpef verrà fatta solo una volta compresi gli impatti reali della riforma.

«Dobbiamo capire se le risorse che arriveranno basteranno a sostenere le sfide del sociale e della sanità» ha dichiarato. La riforma dovrà essere approvata entro il primo semestre del 2026, secondo quanto previsto dal Pnrr. «Un anno, dopo l’entrata in vigore, sarà sufficiente per capire come inciderà sui conti regionali. La priorità resta la sanità».

Un primo segnale di distanza dal modello Zaia potrebbe arrivare proprio su questo terreno, anche se Stefani tiene a precisare: «Ci si distingue dagli avversari, non dai compagni di viaggio».

Sanità: «Difenderò il pubblico. Servono competenze vere»

Il settore sanitario assorbe l’80% del bilancio regionale e si trova oggi in grande affanno: personale difficile da reperire, medicina territoriale fragile, invecchiamento della popolazione e un numero crescente di accessi impropri nei pronto soccorso, dove i codici bianchi rappresentano un’anomalia sempre più gravosa.

«Così rischiamo di non garantire le urgenze reali» sottolinea Stefani, che cita alcune Aziende sanitarie come esempio positivo per l’uso della telemedicina e degli strumenti digitali per filtrare le non emergenze. Il governatore ribadisce: «La sanità del Veneto è e rimarrà pubblica. È un valore da difendere». E precisa, per evitare letture distorte: «La quota di sanità privata nel Veneto è inferiore a quella dell’Emilia-Romagna». Quanto alle nomine, il presidente annuncia discontinuità: «Guarderò alle competenze». Tra queste, potrebbe diventare decisiva la scelta di un assessore con conoscenze profonde della sanità pubblica. Una figura tecnica? «Servirà qualcuno che conosca a fondo il sistema e risponda del proprio operato». La possibilità che possa essere un medico, dunque, cresce.

Giunta e equilibri politici: «Rispetto la parola data»

Gli accordi tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia stabiliti prima delle elezioni – cinque assessori a FdI, quattro alla Lega e uno a FI – restano sul tavolo, nonostante il forte recupero elettorale della Lega. Stefani non cambia linea: «Quando si prende un impegno con una coalizione, lo si mantiene».

Garantisce però che le scelte saranno guidate dal merito: «La squadra dovrà essere composta da persone capaci nel proprio ambito, non da nomi imposti». Non esclude l’ingresso di assessori esterni, pur precisando che «non è una scelta allo studio in questo momento, ma la possibilità c’è, se serve a portare in Veneto le competenze migliori».

Infrastrutture: Pedemontana, Valdastico, TAV e autostrade nel mirino

La visione di Stefani tocca anche il vasto capitolo delle infrastrutture, tema che in Veneto ha sempre un peso politico significativo. I dossier aperti sono molti: la gestione della Pedemontana, la Valdastico Nord, il progetto della holding autostradale del Nordest – che dovrebbe includere anche la tratta della Brescia-Padova – e la partita della TAV, che nella progettazione attuale non attraversa tutta la provincia di Vicenza.

A questi si aggiungono la terza corsia dell’A4 orientale e la velocizzazione della linea ferroviaria Mestre–Trieste. «Sono tutte priorità» ribadisce Stefani, convinto che le grandi infrastrutture vadano concordate «di volta in volta con governo, altre regioni ed Europa. Da soli non si va lontano».

di redazione AltovicentinOnline

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