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Sotto il segno della nutria, così chiude il 2025 tra ricette e polemiche

Carne tenera e gustosa, simile al coniglio, meglio del pollo o del manzo, e con poco ‘colesterolo cattivo’. Il 2025 si chiude sotto il segno della nutria e sul web tornano a spopolare alcune ricette. Chi la preferisce in umido, chi la riduce a paté oppure al forno con le cipolle. Il tutto, chiaramente, servito con una bottiglia di buon vino. Ma non tutti la vedono come una prelibatezza: per alcuni questo roditore, spesso confuso con la pantegana, resta una minaccia per colture e argini dei fiumi.

Pochi giorni fa, il neo consigliere regionale Stefano Valdegamberi ha rilanciato l’interesse per la carne di questo roditore, noto nemico degli argini per le gallerie che ne compromettono la stabilità, ma al tempo stesso apprezzato in cucina, tanto da aver ispirato negli anni passati vere e proprie ‘confraternite’dedicate alla nutria.

Nel 2019 fu la volta del sindaco di Scorzé, Giovanni Battista Mestriner, ad elogiare la bontà della carne della nutria, mangiata a casa di amici che l’avevano cacciata in giardino. “L’hanno cucinata divinamente e il risultato è stato meraviglioso. Credetemi, è una carne buonissima. Purtroppo siamo troppo legati ai pregiudizi ed è un grave errore. Ma non ditelo a nessuno, mi raccomando… se no tutti le cattureranno e diventeranno un animale raro” scriveva Mestriner in un post del 17 febbraio del 2019.

Sempre in quegli anni, la Pro Loco di San Nazzaro Sesia, in provincia di Novara, era pronta per la cena a base di nutria. Il menù prevedeva tagliatelle al ragù di nutria, nutria in salmì, formaggio, acqua e vino. Il tutto per 10 euro. Una cena che non vide mai i commensali mettere le gambe sotto la tavola perché l’asl bloccò tutto: “illegale”. In altre parole, mancava la tracciabilità: non era chiaro dove e come fosse stata macellata. Un intervento, quello degli ispettori, che si è mosso in una zona normativa ancora grigia. In Italia la commercializzazione della nutria è vietata, ma il consumo domestico non è esplicitamente proibito. A complicare il quadro contribuiscono due circolari della fine degli anni Cinquanta, mai abrogate, che autorizzano l’uso alimentare della nutria a condizione che l’animale sia sottoposto a controllo veterinario.

Nonostante l’interesse gastronomico, la nutria resta una specie invasiva. In Veneto la sua presenza desta preoccupazione, tanto che la Regione  lo scorso maggio ha avviato un progetto sperimentale per il controllo e l’eradicazione della nutria, con 500 mila euro per il 2025 e un programma triennale da 1,5 milioni, per proteggere argini, colture e territorio.

di Redazione AltovicentinOnline

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