A Golfo Aranci, in uno dei ristoranti simbolo della Gallura, il patron Gianluca Fasolino lancia un appello: “Offro 3.000 euro per un aiuto cuoco, anche 5.000 se necessario. Ma nessuno risponde.” Da inizio estate, quindici persone sono passate e andate via. I motivi? Orari, carico di lavoro, rapporto con i clienti.
Nel frattempo, Gentedimare continua a sfornare piatti di mare e accogliere volti noti, ma dietro ai fornelli ora c’è proprio Fasolino. “In sala siamo a posto. Ma in cucina do una mano io perché non trovo nessuno.”
Anche i lavapiatti durano poco: “Uno ha mollato dopo quattro ore”. Eppure, anche per loro si offrono 2.000 euro netti, con vitto e alloggio. Fasolino si difende: “Non credo sia colpa mia, ho dipendenti con me da 25 anni.”
La cucina, però, sembra non attrarre più: dopo il Covid, molti hanno cambiato priorità. “Oggi i giovani non vogliono più fare questo mestiere. Non so come facciano a campare,” si chiede l’imprenditore, amareggiato ma ancora determinato.
Orari? Dalle 17 all’una di notte, sette giorni su sette. Solo la sera. La retribuzione è buona, ma il lavoro resta duro. La vera domanda ora è: non quanto si paga, ma quanto si è disposti a sacrificare.
Fonte Repubblica