a cura di Anima Veneta
L’origine del nome di questo luogo pare appartenga a “ruah” (anche se nella lingua veneta ricorda il termine “ruota”) che in ebraico significa “spirito”: secondo un’antica leggenda due anacoreti camaldolesi nei primi anni Mille si insediarono nel Monte Rua, dando vita al primo sito religioso del colle.
Tra il 1334 ed il 1337, con l’arrivo di alcuni monaci benedettini, alcuni documenti testimoniano la costruzione di un locus dedicato alla Madonna. Nel 1339 ed iniziano i lavori per di fondazione di un monastero più grande ed articolato, grazie alla richiesta di San Mattia di Murano fatta al Vescovo di Padova. In questo periodo, grazie anche alla protezione di alcune famiglie, il monastero si articola di nuove aree e si intensificano i lavori di decoro ed abbellimento.
Nei secoli successivi problemi economici e sociali non contribuiscono al benessere del sito, che si risana solo nel 1537, con l’arrivo degli eremitani del beato Paolo Giustiniani. Fino agli inizi dell’Ottocento il monastero del Monte Rua godrà di grande splendore, ma con la cacciata dei monaci nel 1806 (complice la caduta della Serenissima) per l’edificio comincia una lunga agonia.
Dalla sua fondazione, in quasi 7 secoli ha subito vari cambiamenti alcuni voluti ed alcuni “subiti”: quello che è rimasto ad oggi è un luogo unico dove bellezza e misticismo la fanno da padrone.
Riportato al suo splendore originale, oggi si presenta con una chiesa, tre file di case, quindici celle con annesso orto, racchiusi tra le mura. La vita dei monaci in abito bianco si snoda tra preghiera, lavoro e solitudine, in un suggestivo panorama, in un silenzio di profonda meditazione.