“Abbiamo non solo l’intenzione, ma il dovere nel caso in cui scoppi la pace di essere presenti, perché in quel luogo più che in tanti altri serve il nostro approccio, la nostra cultura di pace, la nostra capacità di inclusione”. È quanto fa sapere il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rispondendo in un dialogo con Matteo Renzi alla stazione Leopolda a una domanda del leader di Iv sul possibile coinvolgimento dei carabinieri a Gaza nell’implementazione del piano di pace dell’amministrazione Trump. “Stiamo pensando di fare quello che l’Italia ha sempre fatto- aggiunge il ministro- ci siamo distinti in questi anni per il nostro impegno all’interno delle Nazioni unite, delle missioni europee, delle missioni Nato per la pace. Abbiamo forze apprezzate in tutto il mondo. E questo perché oltre a una preparazione di altissimo livello, si portano dietro l’italianità”.
Questo significa ad avviso del ministro della Difesa “che in alcune zone del mondo dove un uomo in divisa e un’arma rappresentano arroganza, violenza le nostre forze armate hanno nel loro animo di essere accoglienti, di trattare gli altri non dall’alto al basso. È la stessa cosa che i carabinieri si stanno portando dietro mentre formano le forze di polizia libanesi: hanno la fiducia dei libanesi, degli americani, degli israeliani. Perché abbiamo una forza di polizia che è cresciuta in oltre 4 mila stazioni ed è abituata a parlare in ogni comune d’Italia con il popolo, con la vecchietta come col sindaco, e questo se lo portano dietro in qualunque porta dietro”.
“Dobbiamo essere ottimisti, abbiamo il dovere di attaccarci a questa speranza con tutte le forze”. Dice il ministro Crosetto, “abbiamo il dovere di fare qualunque mediazione, metterci tutta la pazienza possibile per iniziare un percorso che sarà lunghissimo, difficile, che troverà mille intoppi, che deve cercare di costruire prima una tregua, una pace”, aggiunge facendo riferimento alla risposta parzialmente positiva di Hamas e la sospensione delle operazioni offensive d’Israele a Gaza City.
E poi, chiarisce ancora il ministro, occorrerà dar vita a “un modo di convivenza diverso da quello che c’è stato diverso con il diritto d’Israele a vivere in pace il suo futuro e il diritto del popolo palestinese di avere una terra in cui potersi insediare, crescere i propri figli. È una scommessa epocale, ma che vede per la prima volta uniti Paesi che non lo erano stati prima, quasi tutti i Paesi arabi tranne l’Iran, Paesi occidentale, la stessa Russia”. Da questo punto di vista, evidenzia Crosetto, “c’è una comunanza d’intenti nel mondo che ci dà la speranza che si possa arrivare veramente a un percorso di tregua e di pace. E c’è per la prima volta l’impegno delle due parti a fare un passo avanti”.