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Manovra, scuola e malcontento: ora protestano anche i dirigenti

“Le sorprese amare della Legge di Bilancio 2026 per il mondo della scuola non riguardano solo docenti e personale Ata. Anche i dirigenti scolastici sono profondamente delusi dall’assenza di fondi destinati alla retribuzione di risultato, passaggio decisivo e improcrastinabile verso la piena perequazione retributiva con le altre dirigenze pubbliche”. In una lettera inviata al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e al Capo di Gabinetto Giuseppe Recinto, Dirigentiscuola chiede “un incontro urgente per fare luce su diversi passaggi del testo, suscettibili di interpretazioni non univoche e, in alcuni casi, privi di coerenza interna per quanto concerne la posizione dei dirigenti scolastici”. Il sindacato dei dirigenti scolastici parla di “chiara distorsione statistica: il costo medio delle retribuzioni per il triennio 2026-28 non riflette l’effettiva situazione della dirigenza scolastica, già caratterizzata da un differenziale retributivo negativo rispetto alle altre aree dirigenziali dello Stato di pari fascia”. Inoltre, il riferimento al “nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici, introdotto dal D.L. 31 maggio 2024, n. 71, appare privo di un collegamento concreto con gli effetti economici conseguenti. Non vengono esplicitati né gli stanziamenti dedicati né le modalità di calcolo, con il rischio che la valutazione resti un mero adempimento formale o che la retribuzione di risultato continui a essere legata ai pochi fondi già noti”. Fra le altre criticità viene evidenziata “la nuova disciplina sulle supplenze brevi, che impone la copertura interna delle assenze inferiori ai dieci giorni, oltre al previsto ridimensionamento di alcuni contingenti di personale ATA rischia di compromettere la capacità operativa delle istituzioni scolastiche. Non risulta inoltre chiarita la scheda tecnica relativa alle spese di funzionamento del ‘nucleo di valutazione dei dirigenti scolastici’ per l’attuazione del nuovo sistema valutativo”.

 

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