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Mercato auto: crisi colpisce anche i ricchi. L’Alto Vicentino conferma il -20% nazionale

Si pensa sempre che in tempo di crisi a farne le spese sia il ‘ceto medio e basso’, che i ricchi continuino a spendere come sempre. C’è invece un settore in cui proprio ‘le fasce alte’ della popolazione hanno dovuto fare un passo indietro. E’ il mercato delle quattro ruote, che registra il meno 20% a livello nazionale. La percentuale è identica in base all’inchiesta condotta a livello locale nell’Alto Vicentino.

 La percentuale include le auto-immatricolazioni, cioè le concessionarie acquistano e immatricolano auto che nelle statistiche risultano vendute, in realtà le auto rimangono in magazzino e dovranno essere piazzate tanto quanto le auto nuove di zecca. Il mercato automobilistico di fascia alta ha preso la stessa batosta di quello di fascia bassa, il primo per ragioni fiscali, il secondo per mancanza di liquidità ed è solamente la fascia centrale, sulla quale hanno declinato anche i Paperon de’ Paperoni. Così, stanno sopravvivendo le concessionarie e le aziende produttrici.

A metterci il ‘carico’, il governo. Per combattere, infatti, la tanto discussa evasione fiscale,sono stati posti dei limiti a tremila di cilindrata o 185 kw e chi decide di acquistare una vettura scavalcando questi parametri è come se si mettesse volontariamente sotto la lente d’ingrandimento della finanza.
‘La fascia bassa del mercato non ha più soldi – ha spiegato Marco Cristofori della Scalcauto di Thiene, concessionaria Nissan che vede il suo Qashqai nella top ten italiana delle vendite – mentre tiene bene la fascia centrale, quella intorno ai ventimila euro. E su questa fascia – ha continuato – hanno ripiegato anche molti clienti, che potrebbero permettersi di più, ma preferiscono aspettare tempi migliori. Per queste persone è una questione di paura più che di crisi vera e propria’.
Oltre il prezzo del carburante e l’aumento del costo del passaggio di proprietà anche le leggi sui neopatentati hanno contribuito a stagnare il mercato, imponendo parametri di peso e potenza delle vetture che non sempre permettono al papà di lasciare la sua auto al figlio ed acquistarne una nuova.
‘Lasciare l’auto al neopatentato era motivo di acquisto per il genitore – hanno confermato alla Renault – perché la famiglia gratificava in un colpo solo due persone. Con le nuove regole spesso l’auto del papà è troppo potente e il ragazzo non la può guidare. Ci siamo accorti – hanno continuato – che i clienti ricchi vorrebbero comperare, ma sono disorientati e aspettano. C’è insomma più prudenza da parte del cliente anche più benestante‘.
Non tutti però, sono disposti a rinunciare al ‘bolide’. Ecco che i Rockfeller hanno escogitato uno stratagemma per evitare la verifica fiscale e scorrazzare roboando: il noleggio all’estero. E’ una moda che non ha comunque preso ancora troppo piede, e le concessionarie si augurano che come il governo ha imposto limiti che rovinano il mercato, allo stesso tempo trovi il sistema per abbatterli.
‘E’ un bollettino di guerra – ha esordito Dennis Valle, direttore della Bmw di Zanè – naturalmente chi ha denaro continua ad averlo, ma per alcuni non spenderlo è una questione di buon gusto. I titolari di azienda che chiedono sacrifici ai loro dipendenti non ritengono opportuno arrivare in azienda con il macchinone fiammante. Rimandano l’acquisto a tempi migliori per essere coerenti. E anche questo, pur se fatto con ottimi principi, concorre a danneggiare il nostro mercato’.

Un messaggio di speranza l’ha voluto lanciare Emanuele Cattelan, presidente Ascom del mandamento di Thiene. ‘I beni durevoli come le automobili hanno subito un forte calo – ha spiegato – perché le persone hanno deciso di sfruttare fino all’osso quello che hanno e praticamente stiamo consumando quello che avevamo in surplus. Il mercato dell’auto è stato drogato dalle rottamazioni e le auto ora costano moltissimo. Le case di produzione – ha spiegato – non capiscono che il mercato è fermo e chiedono cifre in linea con una produzione spropositata, dovrebbero tenere presente che il mercato ora vende come negli anni ’70, cioè pochissimo. Comunque – ha concluso – in questo momento il livello dei consumi è inferiore al consumo stesso, e prima o poi le cose devono cambiare per forza’.

Anna Bianchini

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