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Dia, in Veneto la ripresa post-Covid attira le mafie

Nell’economia regionale del Veneto, ai primi posti per Pil e per reddito medio a livello nazionale, la presenza delle mafie “è stata evidenziata da numerose investigazioni che hanno dimostrato come nel corso degli anni il territorio sia stato infiltrato da esponenti di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra”.

Lo sottolinea l’ultima relazione semestrale al Parlamento della Direzione investigativa antimafia.

    Ricordando che il tessuto economico veneto dopo la pandemia “ha dato segni di vitalità grazie alla ripresa di alcuni settori trainanti, come l’edilizia e il turismo”, la Dia presta attenzione anche alla preparazione dei Giochi olimpici e paralimpici Milano-Cortina, che “rappresenta elemento di forte attrattiva per le organizzazioni criminali”.

    In particolare, la ‘ndrangheta ha esteso in Veneto i propri interessi nei settori degli stupefacenti, delle estorsioni e del riciclaggio; “emerge – sottolinea la relazione – la capacità degli esponenti di intrattenere rapporti d’affari con gli operatori locali, preferendo alle forme tradizionali di intimidazione l’avvio di interlocuzioni con professionisti, imprenditori e funzionari pubblici”. Viene in parrticolare segnalata la presenza nel padovano della cosca Giglio di Strongoli (Crotone).
Per la criminalità campana, è stato messo in luce il tentativo di investimento di capitali illeciti da parte della famiglia Iovine del cartello dei Casalesi, che ha riproposto in Veneto le medesime modalità d’azione per la commissione di estorsioni, rapine, usura, ricettazione e riciclaggio.
L’operatività della criminalità pugliese risulta nel traffico di droga in provincia di Verona con una proiezione del clan Di Cosola di Bari, oltre alla presenza di pregiudicati foggiani e brindisini per reati predatori.
Recenti indagini, precisa la Dia, hanno scoperto soggetti collegati a famiglie siciliane dediti al riciclaggio di capitali attraverso investimenti immobiliari, soprattutto a Venezia, e un “forte interesse delle consorterie palermitane a infiltrarsi nei canali dell’economia legale mediante rilevanti frodi fiscali”, e di quelle catanesi, con legami con la famiglia Mazzei.
Nel territorio infine sono inoltre presenti gruppi strutturati stranieri, in prevalenza albanesi, nordafricani e nigeriani, romeni e bulgari, maghrebini, cinesi, filippini, senegalesi e gambiani, attivi principalmente nel traffico e nello spaccio di droga. (ANSA).

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