Un mestiere che nell’immaginario dovrebbe nascere dal rumore dei motori perfezionato e reso unico nel silenzio della montagna: Giorgia Ascari, tra i pochissimi designer di caschi da go-kart e auto da corsa in Italia, da quasi 20 anni lavora nel suo laboratorio di Ren, minuscola località del comune di Gosaldo, nel cuore delle Dolomiti bellunesi. Otto abitanti in tutto: di cui quattro sono lei, il marito e le due figlie.
Originaria di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, Giorgia ha iniziato la sua carriera nell’azienda di famiglia, una delle prime in Italia a occuparsi di design per caschi da moto e auto.
Il marito, oggi lattoniere, ha trovato nella manualità la serenità che cercava. “Non era felice dietro una scrivania”, racconta Giorgia. Lei invece, dopo qualche lavoro di passaggio —perfino la fruttivendola per un anno – ha ripreso in mano la sua professione: “Durante il Covid ho deciso di mettermi davvero in proprio. Ho creato il mio marchio, Ascari Design, e da lì tutto è ripartito”.
Oggi Giorgia Ascari lavora con clienti in tutto il mondo: Italia, Francia, Svizzera, Canada e soprattutto Stati Uniti, dove i caschi personalizzati sono diventati un simbolo identitario, anche per i più piccoli. “Il mio cliente medio è un bambino americano di otto anni che corre in kart. Lì nessuno comincia senza un casco disegnato: è parte del loro modo di sentirsi piloti. In Italia invece sono soprattutto adulti, ma il concetto è lo stesso: avere qualcosa che ti rappresenti. Il pilota mi indica il modello di casco, io lo acquisto e preparo una bozza grafica digitale con colori, loghi e sponsor. Una volta approvata, inizio il lavoro manuale. Tutto è realizzato a mano con l’aerografo, senza adesivi o pellicole. La verniciatura finale è affidata a un carrozziere, ma il resto richiede almeno trenta ore di lavoro e tempi di asciugatura lunghi”.
Il laboratorio è ricavato nel fienile ristrutturato accanto a casa. In un settore dominato dagli uomini e dalle tecniche digitali, resta fedele all’aerografo, all’artigianalità. “Dalle vernici ai materiali, qui abbiamo accesso ai migliori prodotti europei. È uno dei motivi per cui riusciamo a restare competitivi anche all’estero, nonostante i dazi. E poi, lavorare da qui, in montagna, non è più un limite: con internet e i corrieri veloci, ormai si può lavorare bene ovunque”, conclude.
Ansa